La grossa differenza tra la grotta e
qualunque altro ambiente è la completa assenza di luce.
Nessun tipo di radiazione solare può penetrare la roccia, pertanto sarà solo
grazie alle lampade che ci portiamo dietro che potremo muoverci con
sicurezza.
L'unico vero pericolo in grotta è quello di restare al buio. Difficile che
accada quando si è in gruppo numeroso, è comunque sempre bene prevedere di
equipaggiarsi con ottime lampade che abbiano un'autonomia largamente
sufficiente a coprire l'intera permanenza sotterranea.
Tutte le attività che noi svolgiamo sottoterra devono essere completate
nella più assoluta calma. Non dobbiamo mai avere nessun motivo per correre,
e ciò significa vestire in modo comodo e caldo e non doversi preoccupare
dell'autonomia luminosa.
Le lampade per speleologia si dividono in due grossi gruppi: quelle
elettriche, alimentate a batteria più o meno ricaricabili e le lampade al
carburo.
Le prime presentano senz'altro una maggiore semplicità d'uso (basta azionare
un interruttore e sostituire batterie e lampadine, azioni a cui siamo
largamente addestrati) e, per lo più, un minore impegno nell'acquisto
iniziale.
Le seconde sono un po' più complicate da azionare, costano di più, ma
presentano una maggiore economia d'esercizio (il carburo di calcio non è
proprio facilissimo da trovare, ma costa decisamente meno che le batterie,
anche se l'uso di elementi ricaricabili può far pendere la bilancia
dell'economia dalla parte dell'equipaggiamento elettrico) e fa una luce
molto più intensa e diffusa.

|
In generale sarà opportuno cominciare con
una semplice ed economica (da 10 a 30 €) lampada elettrica da agganciare
sopra il casco (magari con gli appositi ganci di fissaggio che si
trovano in commercio, se il casco è sprovvisto degli appositi sostegni)
e provare "se piace".
Scendendo sottoterra con altri speleologi equipaggiati di lampade al
carburo godrete per lo più dell'illuminazione della fiamma, dovendo
contare sulle vostre sole forze solo nei pochi momenti in cui sarete
soli (ad esempio nelle discese e risalite dei pozzi).
Questo vi permetterà di valutare facilmente la differenza tra le due
alternative e di scegliere poi se "è piaciuto e ci voglio tornare" se
sarà il caso o no di impegnarsi nell'acquisto di qualcosa di più serio. |

|

|

|
Il "più serio" elettrico evolve verso
lampade che permettano di regolare l'emissione luminosa, in modo da
risparmiare le batterie nei momenti di calma e di vederci bene quando
serve.
Sistemi di questo genere prevedono di solito due diverse lampade: una
alogena di grande potenza per i momenti impegnativi, e una più piccola
(recentemente sono comparse lampade a led) che permetta di vederci "il
giusto" ma di risparmiare le batterie. Il costo di una doppia lampada
più pacco batterie ricaricabili sarà di circa 60/80 €.
|
Sulle lampade al carburo, invece, la scelta
è piuttosto limitata. Mi risulta infatti che in commercio esista (io
almeno ho sempre visto solo quello) un solo modello di fornello ad
acetilene adatto ad essere montato su un casco, completo di accensione
piezoelettrica, ugello di ricambio (difficilissimo che si debba
cambiare) e spazzolina per pulirlo. |
Poche sono anche le lampade vere e proprie, che
funzionano sempre col vecchissimo (e collaudatissimo) sistema delle
antiche lampade al carburo. Agli albori di questa attività, infatti, si
utilizzavano senza troppi problemi le lampade al carburo "da cantiere",
modificate solo per quanto riguarda il fornello, che veniva montato sul
casco e collegato alla lampada con un tubo in gomma flessibile.
Queste lampade sono oggi fuori norma e quindi non più in commercio. Le
stesse apparecchiature sono in pratica commercializzate oggi solo per
l'attività speleologica. Alcuni accorgimenti tecnici (chiusura più o
meno ermetica e capacità di sviluppare maggiore o minore pressione,
capacità, filtri) le rendono adatte all'uso speleo.
Il funzionamento delle lampade al carburo è piuttosto semplice: la
lampada è divisa in due sezioni, sotto sta il carburo di calcio, sopra
della semplice acqua (che in grotta in genere abbonda). Tramite un
forellino chiuso da una valvola a spillo regolabile, l'acqua viene fatta
gocciolare sul carburo. Quando carburo ed acqua vengono a contatto si
combinano in carbonato di calcio e etino, un idrocarburo semplice (è il
più semplice di tutti: due atomi di carbonio legati tra loro da un
legame triplo e due di idrogeno ognuno legato ad un dei due atomi di
carbonio con il legame residuo), comunemente detto "acetilene". |

|

|
L'acetilene è un gas altamente infiammabile
da una caratteristica piuttosto unica: possiede il più vasto campo di
infiammabilità. In pratica brucia sempre, a quasi qualunque
concentrazione (rapporto tra acetilene e ossigeno), senza bisogno delle
particolari regolazioni di cui necessitano i gas tipo butano, propano o
metano.
Ciò lo rende adatto a bruciare su un fornello molto semplice: un
semplice forellino su un gigleur in materiale ceramico, senza alcun bisogno di
dispositivi di "carburazione" preventiva.
La fiamma dell'acetilene è molto chiara e ben si presta come fonte di
illuminazione.
Particolare trascurabile: l'etino è instabile a temperatura ordinaria e
può esplodere spontaneamente (nelle applicazioni industriali viene
conservato in bombole d'acciaio sotto pressione, in soluzione di acetone
e stabilizzato su supporto inerte come l'amianto o altro materiale
poroso).
|

|
Le moderne (e piccole) lampade al carburo
sono leggere, affidabili (cambiata acqua e carburo, al massimo può
capitare di dover pulire un filtro o il gigleur), illuminano molto e
consumano poco (in genere una carica di carburo si "beve" due cariche
d'acqua, che non occorre portarsi dietro ma si trova sul posto, e dura
più di 4/5 ore).
Capita però frequentemente che la fiamma si spenga improvvisamente (la
lampada che si capovolge, il tubo schiacciato, un po' di sporcizia sul
gigleur), lasciandoci al buio magari su un passaggio impegnativo, dove
le mani ci servono per fare dell'altro (tipo tenersi mentre si
arrampica) e quindi non è possibile azionare il piezo. A volte, invece,
si è costretti in spazi molto stretti, e la fiamma accesa può essere
molto fastidiosa.
Perciò sui caschi speleo, oltre all'acetilene, si monta un dispositivo
elettrico che si avrà la cura di accendere comunque durante i passaggi
più impegnativi, in modo da non correre alcun rischio di restare al
buio.
La necessità di ridondanza ovviamente investe anche gli equipaggiamenti
completamente elettrici. La grossa differenza tra una lampada al carburo
e una elettrica in tali frangenti è che, quando si spegne, la lampada
elettrica ben difficilmente sarà "riparabile" al volo, mentre le lampade
al carburo sarà quasi sempre possibile ripristinarla. |
Il costo di un completo lampada- fornello
si aggira sui 120/150 €. |
|