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Le bombole
da sub sono dei contenitori di aria ad alta pressione.
Le normative che regolamentano l'utilizzo di tali recipienti ne
prevedono il collaudo a cadenza biennale.
La data della revisione deve essere riportata "punzonata" sulla bombola.
Bombole non revisionate non possono essere riempite. Il pericolo per il
sub è praticamente nullo, mentre è forte per la stazione di
"gonfiaggio". Una bombola che esplode è una vera bomba (ricordate la
scena finale del primo "Squalo"?).
Mono, bibo o bombolone le capacità delle bombole va dai 10 litri (un
piccolo mono) ai 15/18 del bombolone e ai 20 del bibombola.
Per le immersioni "in curva", senza soste di decompressione, un normale
"mono" è più che sufficiente. |
Anche per questo la tendenza odierna vede prevalere decisamente i sistemi
con un solo bombolone, più leggeri rispetto ai sistemi bibo, e più economici
come manutenzione (si deve revisionare un solo recipiente anziché due).
Io personalmente trovo che i bibo abbiano il vantaggio di "non rotolare" e
(se il peso non è un problema) possano essere persino più maneggevoli.
Peraltro hanno veramente senso solo se si prevede di fare almeno due
immersioni, o se si scende fuori "curva" (in questo caso l'aria non è mai
troppa).
Per poter essere utilizzata per la respirazione o per il gonfiaggio del GAV
l'aria deve essere erogata alla stessa pressione dell'ambiente esterno.
A questo scopo servono i componenti del sistema di erogazione:
- Il primo stadio preleva l'aria dalla bombola (pressione che varia
da 250 atm a 0) e la distribuisce al primo stadio e al GAV ad una
pressione uguale o appena superiore a quella ambiente.
- Il secondo stadio permette al sub di prelevare aria quando gli
serve in modo naturale, semplicemente inspirando, e con il minor
sforzo possibile, e quindi di liberarsene espirando. Il tutto,
ovviamente, senza che il boccaglio si allaghi.
- Il GAV utilizza aria per riequilibrare la spinta idrostatica e il
peso e permettere al sub di restare in quota senza sforzo.
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Il primo stadio preleva
l'aria dalla bombola (pressione sino a 250 atmosfere) e la distribuisce al
primo stadio e al GAV ad una pressione uguale o appena superiore a quella
ambiente.
A seconda del tipo di rubinetteria possiamo avere un solo primo stadio che
serve il GAV, il secondo stadio primario e quello di riserva (octopus),
ovvero due distinti primi stadi a servizio dei due erogatori (uno dei due
servirà anche il GAV). Questa seconda soluzione garantisce la riserva anche
in caso di guasto del primi stadio.
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- Nel primo stadio l'aria ad alta pressione entra dalle bombole
attraverso il filtro.
- Qui subito troviamo la presa d'aria ad alta pressione, da
utilizzare esclusivamente per il manometro.
- Un sistema di molle e una membrana stagna, in contatto con
l'esterno, permette all'aria di entrare nella camera di bilanciamento,
sino a riempirla a pressione appena superiore a quella ambiente.
- A valle della camera di bilanciamento si trovano le uscite a bassa
pressione (di solito almeno tre) alle quali possiamo collegare il
primo stadio e la frusta del GAV.
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Oggi è impossibile montare elementi a bassa
pressione, come le fruste di GAV ed erogatori, sulle prese ad alta
pressione. Questo perché le filettature dei due attacchi sono diverse.
In passato, però, non era così... In particolare potreste trovare dei
vecchi primi stadi dove è possibile montare gli elementi a bassa
pressione sulla presa sbagliata. L'effetto è disastroso in quanto le
fruste per la bassa pressione non reggono più di 4 atmosfere, mentre una
bombola piena ne "spara fuori" anche più di 200!
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Manutenzione:
Tenere tappata la presa d'aria per impedire che si sporchi il filtro -
Lavare con acqua dolce dopo l'uso. |
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Il secondo
stadio è, per intenderci, il pezzo che, attraverso il boccaglio,
ci mettiamo in bocca.
Questo elemento deve fornirci aria in modo automatico e naturale con il
minor sforzo possibile.
Per fare questo tutti i secondi stadi in commercio (così detti "ad offerta")
prelevano aria in leggera sovrapressione rispetto all'ambiente.
Una membrana stagna divide la camera di aspirazione dall'acqua esterna. Non
appena accenniamo ad inspirare si crea una depressione che fa muovere la
membrana azionando una leva che a sua volta apre la valvola di immissione.
A questo punto il sub non fa più alcuna fatica, visto che l'aria, in leggera
sovrapressione. viene "spinta" nei polmoni sino a che non cessiamo l'atto
inspiratorio.
Non appena smettiamo di aspirare la membrana torna a suo posto e la valvola
si chiude.
A questo punto "espiriamo" e l'aria può uscire attraverso una semplice
valvola nei due "baffi".
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- Aspirando si genera una depressione che richiama la membrana
esterna.
- Questa muove una leva che apre la valvola di immissione che lascia
quindi affluire l'aria ai polmoni.
- Durante la pausa inspiratoria (i polmoni sono pieni) e la
successiva espirazione la membrana torna al suo posto richiudendo la
valvola di immissione dell'aria.
- Si aprono le due valvole dei "baffi", permettendo all'aria viziata
di uscire.
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La membrana esterna è accessibile, in modo
da poterla sempre premere con una mano.
Questa manovra può essere utile, ad esempio, per forzare l'immissione di
aria anche senza un atto inspiratorio e quindi svuotare un boccaglio
allagato.
Gli elementi delicati sono il pistoncino e la sua molla di ritorno, che
in genere possono essere regolati in modo da rendere più o meno
abbondante l'erogazione, e la membrana esterna. Quest'ultima deve essere
il più morbida possibile, in modo da rendere minimo lo sforzo iniziale.
Manutenzione: Lavare con acqua dolce
dopo ogni immersione - aver cura di non esporre al sole - se è il caso
lubrificare con gli appositi prodotti,
rigorosamente atossici. |
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