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Le scarpe col tacco:
Esiste una serie di motivi più o meno ovvi per cui si deve evitare
di stare in coperta (ma anche in cabina) indossando scarpe
inadeguate e/o sporche.
Intanto la coperta, e tutte le superfici calpestabili in genere, a
bordo, non sono costruite con materiali duri (e relativamente
economici) quali le piastrelle o altri laterizi con cui si
realizzano i pavimenti delle abitazioni.
I tacchi (e in particolar modo quelli a spillo) possono facilmente
incidere queste superfici danneggiandole.
E ogni danno a bordo costa! |
Inoltre scarpe con tacchi alti o zeppe
sono senz'altro poco indicati per mantenere l'equilibrio in un
ambiente dove spesso ci troviamo su superfici inclinate o scivolose,
e una caduta che si concluda con la distorsione della caviglia è un
pessimo modo per iniziare una vacanza in mare.
Inoltre le scarpe in genere, se usate anche a terra, si portano
dietro sporcizia che si deposita su superfici dove normalmente
poseremo i nostri corpi più o meno nudi, seduti, sdraiati o anche
semplicemente a piedi scalzi.
Pensate come può essere piacevole sedersi nel pozzetto e ritrovarsi
attaccato al sedere una gomma da masticare!
Alcuni tipi di sporcizia che possiamo raccogliere a terra (e
facilmente sulle banchine dei porti) sono poi veramente dannosi per
l'integrità del rivestimento della coperta (una macchia di grasso
su una coperta in teak equivale a un graffio sulla portiera di una
Ferrari).
Il suggerimento, visto che a bordo le scarpe servono, specie durante
le traversate notturne, è di destinarne un paio (io a questo scopo
dedico gli stivali da vela) alla vita di bordo, evitando di usarle a
terra e curando che la loro suola sia sempre pulita.
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Le creme
abbronzanti: Nessun problema, nessuno si sognerebbe di
impedire alle fanciulle di cospargersi il corpo di creme più o meno
protettive e poi di sdraiarsi a rosolare al sole.
Purtroppo, però, le creme abbronzanti ungono.
E ciò genera due serie di problemi.
Da una parte il discorso già fatto (che
vale solo per le coperte rivestite in teak) che l'unto macchia il
legno e ciò è un danno. |
Inoltre, sulle stesse superfici dove ci si sdraia a prendere il
sole, poi ci si deve anche camminare.
Se queste sono scivolose aumenta notevolmente il pericolo di
scivolare e farsi male.
Non mi stancherò mai di ripetere che l'incidente più comune a
bordo è scalciare violentemente col piede nudo contro qualcuno dei
"pezzi" metallici che sporgono dalla coperta.
La rottura di un dito diventa una facile conseguenza dell'equilibrio
precario a bordo.
Pertanto abbiate cura di prendere il sole stando sdraiati su di un
asciugamano.
Tra l'altro questo è anche un ottimo presidio igienico che
allontana l'eventualità di venire in contatto con funghi o altro.
Evitate di usare i materassini delle cuccette, se non dopo averne
chiesto il permesso allo skipper.
Anche questi si rovinano, e basta la semplice esposizione al sole e
alla salsedine per macchiarli irreparabilmente.
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Fumare a bordo: Il
fumo può piacere o meno.
Potete essere più o meno convinti della sua dannosità e del fatto
che le vostre emissioni possano infastidire gli altri croceristi.
Tenete conto però di un paio di considerazioni: |
- In un ambiente angusto quale sono le cabine di una barca a
vela basta veramente poco per impregnare pesantemente tutto
quanto.
Una sigaretta in cuccetta vorrà dire sentir puzzare di fumo
tutto, dai materassini alle tendine, ai vostri bagagli, le
coperte, i sacchi a pelo... E l'odore se ne andrà solo dopo il
lavaggio (non basta aerare la cabina). Se vi piace...
Inoltre la cenere (e questo vale anche quando si fuma
all'aperto) non si disperde come sembrerebbe, ma si deposita con
cura sulle superfici umide.
- Dopo una serata passata a fumare sotto le stelle (e lo
ammetto, per un fumatore un turno di guardia senza "pipatina"
credo sia una vera tortura) la coperta della barca si sarà
ricoperta di una patina di cenere umida tutt'altro che gradevole
al tatto.
Peraltro, se la sigaretta notturna è inevitabile,
basterà aver cura di sciacquare la coperta alla fine di ogni traversata e
ripulire le suole delle scarpe per risolvere il problema.
Se invece il gruppo è formato da accaniti fumatori cui piace
essere "spalmati" dalla nicotina e dal catrame... Come
non detto, basta essere ben d'accordo prima.
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Il WC di bordo: Ed ecco la vera nota dolente.
Il WC di bordo non è come quello di casa. Non basta
"farla" e quindi premere un bottone o tirare una catenella
per vedere un allegro getto d'acqua ripulire senza alcuna fatica (da
parte nostra) la candida porcellana.
Lo skipper vi avrà senz'altro spiegato
con dovizia di particolari come va usato il WC.
Un modello per l'altro, finito le vostre "operazioni",
dovrete azionare una pompa elettrica (ma, purtroppo, il più delle
volte è a mano) per pompare acqua di mare dentro la tazza e quindi
il tutto (acqua più "prodotti"), attraverso un tubo
relativamente piccolo, dentro una vasca per le "acque
nere" che ha una capienza limitata e non si può svuotare in
porto (o in rada).
Su alcune barche (specie all'estero) non c'é la vasca per le acque
nere, e il vostro "prodotto" finisce direttamente in mare. |
Tenetene conto se siete in rada e se i vostri compagni di viaggio
stanno facendo il bagno vicino alla barca.
Importante: per la caratteristica già citata dell'esiguità del
tubo di scarico, è ovviamente fortemente sconsigliato introdurre
nel WC forti quantitativi di carta, pannolini o altri oggetti che lo
possono intasare.
Un po' di carta igienica non sarà un problema, ma pannolini,
salviettine o altri prodotti cartacei "resistenti"
potrebbero invece bloccare lo scarico. Questo costringerebbe lo
skipper a passare un bel pomeriggio di sole chiuso nel bagno a
smontare il WC per ripulirlo.
E vi assicuro (fatto più volte) che non è bello!
Questo non significa però, come credono in molti, che il WC sia off
limits.
Il WC di bordo c'è perché lo si usi ed è
molto stupido "tenersela" per ore solo perché non abbiamo
voluto fare lo sforzo di imparare ad usarlo.
Facciamo violenza alla nostra natura di
"cittadini pigri" e sforziamoci di imparare ad usare il
WC.
Questo renderà la vacanza molto più gradevole sia a noi (è ovvio)
che ai nostri compagni.
Una persona che passa la giornata aspettando di poter scendere a
terra per liberarsi e tutt'altro che una buona compagnia!
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Le manovre: Se abbiamo scelto di passare le nostre vacanze in barca a
vela, è presumibile che ci si voglia cimentare anche nella manovra
delle vele, nella navigazione e negli ormeggi.
Non solo ciò è bene, ma potrebbe anche essere indispensabile,
specie se lo skipper non è in grado (o poveraccio non è il caso
che lo faccia proprio da solo soletto) di portare la barca da solo.
Cosa posso dire a tale proposito? Poco e
niente che non sia già ovvio (ma per esperienza di
"ovvio" non c'é mai nulla). In pratica basta "usare
il cervello" e fare ogni cosa con calma e prudenza. |
Ricorderò alcune banalità che però, per esperienza, ho visto più
volte disattese anche da persone che erano in barca con me da più
giorni.
- Quando ti si chiede di "lanciare
un cavo a riva", di solito si intende che un
capo deve restare a bordo! Sembra stupido, ma ho visto gente
prendere il rotolo e lanciarlo "così com'é" al
simpatico signore che si era offerto di aiutarci nell'ormeggio
dal molo.
Il difficile, dopo, è far smettere di ridere la gente che si
era raccolta ad osservare la manovra. Oltre al fatto che, se il
cavo era indispensabile, occorrerà ripetere la manovra e si
potrebbe anche far danno (ma li secondo me è compito dello
skipper).
- I cavi che servono per issare le vele
si chiamano "drizze". Quando si ammaina una
vela bisogna liberarla e lasciarla scendere senza trattenere la
drizza tra le mani.
Le drizze sono infatti formate da una parte in cavo tessile e
una in acciaio. Se la vela, "gonfiata" dal vento, vi
prende la mano e sfugge al vostro controllo, la drizza
scorrendovi tra le mani può causarvi delle serie ustioni (la
parte in cavo tessile), ma se per caso aveste la sventura di
averne tenuto in mano la parte metallica, eventuali
sfilacciature possono causarvi tagli molto profondi (arrivando
anche a lesionare i tendini).
Regola generale è che i cavi metallici non sono fatti per
essere manovrati con le mani. Lo skipper vi spiegherà che
esistono winch (verricelli) appositi per ogni manovra.
Stesso discorso per i cavi che servono a regolare le vele, che
si chiamano "scotte".
Anche questi vanno maneggiati con prudenza e decisione. Mai
"tenere in mano una scotta". Se abbiamo per le mani
una scotta vuol dire che stiamo cazzando (serrando) o allascando
(mollando) le vele.
La scotta deve essere subito avvolta intorno al suo winch
(verricello). Mai tenere in mano direttamente una scotta in
tensione.
- La catena dell'ancora e in genere i
cavi che stanno immersi a lungo (i "corpi
morti" delle banchine attrezzate) si ricoprono di
"denti di cane", ovvero piccole conchiglie chiamate
così apposta perché se tenute in mano con noncuranza provocano
facilmente lesioni non meno gravi del morso di un buon mastino.
Tagli provocati da catene o cavi incrostati andrebbero sempre
medicati al pronto soccorso, magari (a discrezione del medico)
avendo cura di praticare un'iniezione antitetanica. Per evitare
questi spiacevoli inconvenienti basta semplicemente utilizzare
un buon paio di guanti da lavoro.
- L'incidente più frequente a bordo è
la rottura di un dito del piede. Questo perché
spesso si corre a piedi scalzi impegnati più nella manovra che
a guardare dove si mettono i piedi.
La rottura di un dito è un'esperienza dolorosissima e (sebbene
di solito non si ingessino), le dita del piede rotte fanno male,
impediscono un sacco di cose che di solito in vacanza ci piace
fare (calzare le pinne, camminare sugli scogli, saltare dalla
barca, ballare in discoteca...).
Quando siamo impegnati in una manovra manteniamo la calma. Se il
nostro skipper è di quelli che si agitano e lui per primo balza
da un punto all'altro della barca come un folletto, pretendendo
da noi lo stesso scapestrato entusiasmo, seguiamolo pure (ma
sappiate che non è un gran skipper) premunendoci di calzare
quelle famose scarpe che teniamo ben pulite per la vita di
bordo.
- Usate il cervello. Anche
se non siete in ufficio, il contenuto della vostra scatola
cranica è ancora con voi e, seppure non pagati, è sempre bene
tenerlo in funzione.
Se lo skipper vi ha messo a prua per indicargli dove passare,
non indicategli gli scogli. Sembra banale ma...
Se siete di guardia di notte in attesa di avvistare un faro e
quindi di dirigervi sopra e il faro lo avvistate praticamente di
poppa, prima di virare di 180 gradi andate a svegliare lo
skipper. E' molto probabile che quello non fosse il faro giusto.
- Imparate i nodi fondamentali.
Per poter affrontare qualsiasi problema a bordo bastano il nodo
di bitta, la gassa d'amante e il nodo del barcaiolo.
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Cucinare a bordo: All'argomento
sono dedicate più pagine su questo sito. Fondamentalmente vi serve
ricordare che tutte le risorse di bordo sono limitate.
Come l'acqua dolce anche il gas è limitato alle bombole
imbarcate.
Sebbene questo sia un limite, ben più importante da considerare
sono le seguenti regolette: |
- Non avete a disposizione una rete fognaria per smaltire i
vostri rifiuti. L'olio fritto, ma anche la stessa acqua con cui
lavate i piatti, inquina.
E non è più, come a casa, un problema di cui potete fregarvene
(salvo poi fare i "verdi" nei cortei). Qui tutto
quello che buttate in mare (specie se siete in rada o in porto)
ve lo ritrovate a sporcare proprio il paradiso incontaminato che
avete fatto tante miglia per ritrovare. Non pretendete quindi di
cucinare pranzetti che comportino la produzione di grosse
quantità di rifiuti (friggete poco e con poco olio).
- La cucina, durante la notte, si trasformerà in camera da
letto (o comunque condivide certo spazi comuni destinati al
riposo). Sughi che impiegano ore a consumarsi, schizzando
ovunque, stufati, manicaretti vari a lunga cottura, oltre a
consumare il gas producono odore (che gradevole prima di
pranzare non lo è altrettanto quando ci si deve coricare) e
umidità.
Questa impregna l'arredo ed è difficile da eliminare (in genere
ci si trova con la barca umida dopo cena, quando il sole per far
asciugare materassini e lenzuola non c'é più).
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L'acqua potabile: Una
buona riserva, diciamo di 400 litri d'acqua dolce, se siete lontani
dai porti, significa, in 8 persone, 50 litri a testa, da dividere
per i giorni di crociera (cioè lontani da porti ove si possa fare
rifornimento). Se intendiamo stare in mare per 4 o 5 giorni questo
vuol facilmente dire anche meno di 10 litri a testa al giorno.
E se qualcuno fa il furbo e se ne
"beve" 50 per una doccia, significa accorciare (a tutti)
la vacanza di un giorno.
Uno dei motivi per cui io amo questo tipo di vacanza è proprio il
fatto che ti costringe ad apprezzare il valore di un sacco di cose
(come l'acqua potabile) cui normalmente non diamo alcun peso.
E qui non c'é soldo o nobiltà che tengano. Una volta finita,
l'acqua non c'é più!
Seguite i consigli dello skipper per evitare di sprecarla. |
Un buon metodo per lavarsi consumando poca acqua é il
seguente:
Tuffatevi in mare, quindi risalite a bordo e insaponatevi.
Ributtatevi in acqua e sciacquatevi via il bagnoschiuma.
A bordo, con l'acqua dolce, risciacquatevi ulteriormente una sola
volta.
Questo vi permetterà di farvi una doccia completa con meno di 5
litri d'acqua. |
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Evitate il
disordine: Rimettete a posto ogni cosa non appena avete
finito di usarla.
Ugualmente lavate ogni piatto, pentola o bicchiere evitando di farli
accumulare.
Sei od otto persone che lasciano in giro lattine di birra, panini,
coltelli, piatti e bicchieri, in un ambiente piccolo come la nostra
barchetta, creano un disordine impossibile da gestire.
Intanto perché prima o poi a qualcuno
toccherà rimettere in ordine e questo si irriterà (magari anche
esagerando) con chi ha lasciato in disordine.
Proprio questo è il principale motivo di attrito a bordo.
Il disordine è in genere causa di lite anche durante la normale
convivenza (che di voi ha fatto l'università fuori casa, o comunque
per lavoro o altro ha condiviso per tempi lunghi un appartamento con
altre persone, ne sa qualcosa) ma a bordo, dove gli spazi sono
ancora più ridotti e l'interferenza con il vicino è praticamente
inevitabile, il disordine può essere causa di vere e proprie faide. |
Inoltre la pentola sporca ed unta, lasciata vicina ad un bicchiere
lo sporcherà ed ungerà.
I piatti si sporcano "dentro", ma se li appilate sporchi,
si ungeranno anche "fuori".
Questo vorrà dire dover spendere poi più tempo, più detersivo e
(soprattutto) più acqua per lavarli.
Inoltre la barca oscilla, e ogni cosa non sia a suo posto corre il
rischio di cadere.
Se è una pentola sporca, sporcherà la moquette o quello che c'é,
se è una macchina fotografica potrebbe cadere e danneggiarsi o
finire (è successo a me durante una tempesta) in acqua (non in
mare, ma nel pantano che si era formato a bordo al tracimare
dell'acqua in sentina - avaria delle pompe - un obbiettivo da 500 mm
da buttare).
La regola è "fare tutto come se volessimo farlo di
nascosto". Ogni nostra azione non deve lasciare tracce
visibili.
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Fidatevi dello
skipper: A bordo ci vuole un capo, e una volta eletto
bisogna seguire le sue istruzioni.
Se non vi fidate dello skipper evitate di seguirlo in crociera.
Se vi accorgete a metà crociera che lo skipper non è di vostro
gradimento ...
Non so che dirvi. Io personalmente preferirei continuare la vacanza
in campeggio piuttosto che a bordo con un comandante in cui non ho
fiducia. |
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