La protezione magnetotermica | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’uscita della legge sulla sicurezza degli impianti (L.46 del Marzo
19990) e successivamente (dopo più di tre anni)
quando si pensò seriamente di renderla operativa, ve la ricordate la
corsa “al salvavita”? Sembrava (e molti ne sono tutt’ora convinti)
che perché l’impianto elettrico fosse sicuro e “a norma” bastasse
mettere come interruttore generale questo fantastico salvavita,
operazione sostanzialmente semplice ed indolore. LA
PROTEZIONE MAGNETOTERMICA Gli interruttori magnetotermici, magnetotermici
differenziali e/o i fusibili vengono inseriti a monte di una linea o di
una sezione di impianto con lo scopo di proteggerla da tre categorie di
problemi distinte: In questa pagina ci occupiamo della protezione da sovraccarichi e cortocircuiti. I
sovraccarichi
di corrente sono quelle condizioni di normale
funzionamento in cui le utenze collegate all’impianto assorbono più
energia di quanta l’impianto sia in grado di sopportare.
REGOLE
PRATICHE PER LA SCELTA DELL’INTERRUTTORE DI PROTEZIONE
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Se è necessario distribuire una grande potenza con prese piccole occorre:
Il sovradimensionamento nel caso delle sezioni più piccole è necessario per prevenire tutti quei difetti di posa ( cattivo contatto nei morsetti, bassa pressione di serraggio, usura e/o sollecitazioni meccaniche) che ne possono influenzare negativamente la portata. |
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Ricordo inoltre che per i circuiti funzionanti a 220 Volt o 380 V non è ammesso utilizzare conduttori di sezione inferire a 1.5 mmq.
I
cortocircuiti
si verificano sempre a seguito di un guasto che può verificarsi sia
sulle linee che sugli utilizzatori (quest’ultimo più probabile). I
– Le correnti di cc sono in realtà troppo basse e non riescono a far
scattare l’interruttore di protezione. Questa
casistica è tipica di circuiti terminali molto distanti dalla cabina di
trasformazione MT/BT e/o alimentati da linee lunghe e di piccola
sezione. In
pratica la resistenza del circuito, anche durante il corto, non è poi
così piccola e le correnti in gioco non superano le poche centinaia di
Ampere. In
questo caso le protezioni lavorano come per un sovraccarico e non
possono quindi in alcun modo essere troppo “morbide”. E’
il caso della casetta in campagna, lontana dalla cabina ENEL, magari
senza interruttore limitatore e, ad es. con impianto di riscaldamento
elettrico. Per
impedire lo scatto della protezione per il sovraccarico dovuto al
riscaldamento il proprietario ha montato un interruttore di protezione
(e spesso ne ha montato uno unico, magari “salvavita”, a monte di un
unico circuito luci e prese) con In elevata (ad es. 25 A). La
corrente di intervento magnetico per un normale magnetotermico in curva
C è circa 7/10 volte In, questo vuol dire che la protezione non
interverrà per correnti inferiori a 250 A. Pensate
cosa può succedere al cavetto della abatjour, di sezione 0.50 mmq,
quando, a fronte di un corto avvenuto in corrispondenza del vecchio
portalampade, deve sopportare il passaggio di 200 A. Il cavetto
prende fuoco senza che il “salvavita” da 25 A possa intervenire. Se
poi, come non è infrequente, tale cavetto è a contatto delle lenzuola,
o dell’imbottitura in paglia di qualche vecchio mobile… Per
prevenire tale evento occorre essere ben certi di non installare
interruttori di protezione dei circuiti di taglia troppo grossa. Può
anche essere conveniente utilizzare interruttori in curva “B”, con
corrente di intervento magnetico di 4 In (nel caso precedente l’interruttore
corretto, con In 10 A e curva B, sarebbe intervenuto per una corrente di
40 A ). II – Le correnti di cc sono molto elevate (questa casistica non riguarda l’utente comune, ma
l’abbiamo comunque riportata per completezza) Questo,
al contrario, avviene quando l’impianto è alimentato da propria
cabina di trasformazione e da un trasformatore di una certa potenza. Approssimativamente
le Icc subito a valle di un trasformatore MT/BT valgono:
La
Icc della normale rete BT di distribuzione ENEL è normalmente di 4.5
KA. Tali
correnti si sviluppano per guasti che avvengano subito a valle degli
interruttori (linee in uscita che vengono a contatto con la carpenteria,
errore di collegamento) e sono quindi abbastanza infrequenti. Allontanandosi
dal trasformatore la Icc diminuisce. In
linea di principio possiamo considerare impegnative sotto il profilo
della Icc le utenze alimentate da linee di sezione molto grande (ad
esempio quadri CDZ, quadri di distribuzione principale, quadri di
potenza in genere). E’
inoltre da tener presente che più interruttori in serie sullo stesso
circuito contribuiscono all’interruzione. Il potere di interruzione di
un sistema di due interruttori in back-up può essere superiore anche al
più alto dei due ( ad es. due interruttori modulari comuni da 6 e 4.5
KA in serie hanno un potere di interruzione combinato anche di 15 KA). Il
potere di interruzione in back-up di un sistema non può in alcun modo
essere calcolato, ma deve essere esplicitamente valutato nei dati
sperimentali forniti dalle case costruttrici. Per
tali impianti, però, la normativa prescrive l’obbligo di progetto. In
pratica ci si può attenere alla seguente procedura: ·
In
presenza di progetto occorre evidentemente rispettare quanto indicato
dal progettista, in caso di ambiguità chiedere chiarimenti. ·
Se
si sta provvedendo alla sostituzione di un elemento (manutenzione
ordinaria o straordinaria) occorre verificare che il nuovo interruttore
installato abbia un potere di interruzione uguale o superiore all’elemento
sostituito. In caso di dubbi è meglio chiedere (al progettista
dell'impianto originale o ad un responsabile competente). ·
E’
sempre meglio utilizzare prodotti della stessa marca (questo permette di
utilizzare le tabelle fornite dalla ditta costruttrice per la
valutazione del potere di interruzione in back-up del sistema). ·
Su
impianti piccoli (appartamenti), installare interruttori con Icc almeno
4.5 KA. ·
Se
si installano più interruttori in serie, i generali a monte devono
possedere potere di interruzione non inferiore rispetto ai derivati. |
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