Leon Jean
Pierre Bourjade |
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All'inizio della
Guerra Bourjade era in Svizzera, in seminario.
Arruolato, servì con il 23° Reggimento di Artiglieria durante la
battaglia delle Marne.
Venne quindi trasferito alla 125a Brigata Bombardieri nel 1915.
Qui fece domanda per poter frequentare la scuola di volo ed
ottenne il suo brevetto il 17 Giugno 1915.
Dopo un breve periodo di ulteriore addestramento a Pau, venne
incorporato nella Squadriglia N.152, di cui divenne l'asso più
"prolifico", conquistando ben 28 vittorie personali (40 secondo
alcune fonti, ma non confermate).
Come Frank Luke, Bourjade fu un "balloon
buster", abbattendo 27 palloni da osservazione e un solo aereo.
Questo gli permise, sostanzialmente, di non andare contro la sua
vocazione, dal momento che per lo più l'equipaggio dei palloni
da osservazione abbandonava il |
velivolo lanciandosi col paracadute non appena
si approssimavano i caccia avversari.
Fu insignito della Croce di Guerra e dell'Ordine di Cavaliere ed
Ufficiale della Legion d'Onore.
Bourjade morì nel 1924, mentre operava come missionario nella
Nuova Guinea Britannica. |
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Il compito di attaccare e abbattere i palloni da osservazione
nemici era uno dei più pericolosi, e, nel contempo, dei più utili
che svolsero i caccia durante la Prima Guerra Mondiale.
I palloni da osservazione, infatti, equipaggiati di radio o di
telefono, permettevano di aggiustare il tiro delle batterie di
artiglieria, dirigendole sugli obbiettivi ed osservandone
l'efficacia.
La Grande Guerra, infatti, fu più di qualsiasi altra combattuta in
precedenza, una guerra di posizione, dove piuttosto che alle epiche
cariche di cavalleria o alle battaglie campali del passato, si
lasciava ai grossi obici dell'artiglieria il compito di
massacrare le truppe avversarie.
Il "credo" tattico della guerra moderna era "sparare grosse bombe
standosene il più lontano possibile".
Fu infatti in questi anni che si costruirono gli immensi cannoni che
potevano spostarsi solo per mezzo della ferrovia e che potevano
sparare i loro enormi obici a diversi chilometri di distanza.
In questo scenario, la neonata aviazione venne impiegata soprattutto
per individuare e riferire all'artiglieria la posizione dei bersagli
da colpire.
Ma i ricognitori, specie nella prima fase della guerra, non potevano
comunicare efficacemente con le truppe al suolo, in quanto non
disponevano della capacità di trasportare pilota, osservatore e
apparato radio (troppo pesanti). |
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In breve si capì che sarebbe bastato utilizzare dei
semplici palloni frenati, vincolati a terra da un cavo d'acciaio,
per innalzare gli osservatori ad una quota sufficiente ad ampliare
il loro orizzonte sino ai limiti della portata dell'artiglieria. |
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Quello che si "perdeva" in "campo di osservazione", rispetto
agli aerei che potevano spostarsi sopra le linee ed osservare meglio
e da più vicino gli obbiettivi, lo si guadagnava in efficacia nella
comunicazione, che attraverso un semplice cavo telefonico,
permetteva in tempo reale di aggiustare il tiro degli obici.
I palloni non erano peraltro armati, ed inoltre, immobili e gonfi di
idrogeno, bastava un solo colpo incendiario ben piazzato per
distruggerli, e di conseguenza non vi era alcuno scopo a rischiare la
vita degli osservatori coinvolgendoli in combattimenti aerei.
Pertanto, all'avvicinarsi della caccia avversaria gli inservienti
provvedevano a recuperare al suolo con grossi argani il pallone,
mentre gli osservatori si lanciavano col paracadute |
(che aveva giusto lo spazio per aprirsi).
Attaccare un pallone frenato, però, per quanto fosse facile dal
punto di vista del "colpire il bersaglio", grosso e immobile, era
pericolosissimo in quanto costringeva i caccia ad abbassarsi
pericolosamente a tiro della delle batterie contraeree, che
scatenavano un vero e proprio inferno di fuoco intorno agli
attaccanti. |
Bourjade le Papou |
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Eroe della Grande Guerra, padre Leon Bourjade fu missionario in
Nuova Guinea con la congregazione del Sacro Cuore d'Issoudun.
In guerra aveva ritrovato padre Garin, fratello anch'esso della
stessa congregazione, e con lui aveva formato coppia fino a quando,
il 29 Ottobre 1918 (la guerra sarebbe finita dopo pochissimi
giorni), Garin fu abbattuto durante uno scontro con quattro o cinque
Fokker DVII.
Finita la guerra riprese gli studi in seminario che aveva dovuto
abbandonare allo scoppio delle ostilità e quindi scelse di condurre
la vita del missionario in Oceania, proprio nella Papuasia che padre
Garin aveva tanto amato.
In Oceania predicherà presso la tribù dei Roro, un tempo cannibali.
Leon Bourjade morirà di febbre a trentaquattro anni, dopo aver
vissuto nel modo in cui lui stesso aveva scelto. |
I grandi cannoni
della Grande Guerra |
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All'inizio del 1900 ci si accorse
che la potenza delle artiglierie non era adeguata alle necessità
belliche ed in particolare alla necessità di vincere opere di
fortificazione sempre più imponenti. Il mortaio da 305 mm del
1897 (Germania) poteva perforare 1,4 m di cemento armato alla
distanza di 7 km, ma i militari avevano bisogno di artiglierie
con una gittata fino a 12 km e una capacità distruttiva
maggiore.
Vennero iniziati nuovi studi che portarono al mortaio da 305 mm
del 1901, capace di perforare 1,6 m di cemento, ma costruito in
pochi esemplari.
Nel 1906 la Krupp presentò il mortaio M 12 da 420 mm, per
trasporto ferroviario, detto anche apparecchio Gamma, dal peso
complessivo, in posizione, di ben 150 tonnellate con una gittata
di "solo" 14 km ( i cannoni imbarcati sulle corazzate sparavano
sino a 40 km di distanza).
Del Gamma ne vennero prodotti 5 pezzi prima della guerra e 10
nel corso della guerra. |
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La scarsa mobilità di
questa artiglieria consigliò di ripiegare su di un mortaio più
leggero e mobile, trasportabile anche su strada, e cosi venne
studiato lo M-Gerät (M 14), che poi sarebbe diventato famoso con
il nomignolo di "Grande Berta" (in tedesco Dicke Berta e quindi,
più correttamente, la "Grossa Berta").
Per quanto la gittata fosse solo di 9300 m, impiegava nuovi
proiettili aerodinamici e di ottima precisione.
Il peso complessivo era limitato a 42 tonnellate, scomponibile in
quattro carichi per il trasporto su treno. Due pezzi erano già
pronti all'inizio della guerra, dieci venero costruiti
successivamente. |
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Questo pezzo divenne famoso nella
prima guerra mondiale, quasi fosse una super-arma, anche se in
effetti non aveva doti superiori alla norma.
Fu impiegata con successo contro le fortificazioni di Liegi, Namur,
Anversa, Longwy, Manovillier, nonché sul fronte orientale.
La Grande Berta viene spesso confusa con un'altra super-arma, del
tutto diversa: il cannone L/162 di Parigi (Pariser Geschütz).
Il "Cannone di Parigi" era un mostro del peso di oltre 1000
tonnellate (compreso il supporto necessario al trasporto) e dotato
di una canna da 40 metri (che doveva essere "controventata" o si
sarebbe incurvata sotto il carico del suo stesso peso).
Era capace di sparare proiettili relativamente piccoli (calibro
210 mm, per un peso di circa 120 kg), ad una distanza di anche 130
km, sfruttando il fenomeno che un proiettile lanciato con un
angolo di tiro elevato, raggiungendo rapidamente gli starti più alti e
meno densi dell'atmosfera, incontra meno resistenza e quindi
aumenta enormemente la sua gittata.
Questo cannone fu utilizzato per bombardare Parigi.
Il suo difetto stava nel fatto che dopo soli 60 colpi, le
fortissime sollecitazioni dovute al carico di polvere di
nitroglicerina e agli obici (in acciaio e non in rame, o non
avrebbero potuto a loro volta reggere allo stress) rendevano
praticamente inutilizzabile la canna, che andava quindi
sostituita.
Di questo cannone vennero costruiti tre esemplari (un solo affusto
e tre bocche da fuoco). |
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