L'Albatros D I nasce dalla "penna" di
Robert Thelen, che
aveva sostituito
Ernst Heinkel alla guida del reparto di
progettazione dalla fabbrica di
Schneidemühl.
Il prototipo del nuovo caccia tedesco prometteva di rendere obsoleti
tutti i caccia Alleati.
Di design accattivante, con linee dolci e curve che, sebbene più onerose
da realizzare rispetto alle strutture squadrate tipiche degli aerei
dell'epoca, erano senz'altro aerodinamicamente più efficaci (diceva il
mio professore di Aeronautica Generale "Se un aereo è bello da vedersi,
probabilmente vola anche bene). |
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La formula biplana, in contrasto con i monoplani come il
Morane Saulnier Bullet e il
Fokker Eindecker (derivati dai "racers"
di Bleriot) conferiva all'aereo una maggiore robustezza, un minore
carico alare (maggiore superficie, distribuita su due ali), una minore
resistenza indotta e di conseguenza ne esaltava le doti di "scalatore",
permettendogli un rateo di salita che per i monoplani era proibitivo.
L'aereo era più robusto, più veloce, e armato con una potenza di fuoco
doppia rispetto a qualsiasi caccia britannico o francese.
Le scelte innovative di Thelen furono l'adozione di un rivestimento in
legno compensato per la fusoliera, che la rendeva più robusta di quelle
costruite in precedenza in legno e tela, e il nuovo motore con cilindri
in linea (quindi più compatto di quelli stellari, con minore ingombro
nel cofano e minore sezione della fusoliera, che di conseguenza offriva
meno resistenza all'aria). |
Il governo tedesco, però, riuscì a rimandare
l'approvazione ufficiale del contratto di fornitura da ritardare così tanto
l'inizio della produzione che quando finalmente i primi D I di serie
furono pronti per essere inviati al fronte, non solo gli Alleati avevano
sviluppato nuovi caccia che potevano già competere con il velivolo tedesco
(il britannico DH 2 e i francesi
Nieuport 17), ma la stessa Albatros aveva
finito e messo in produzione il nuovo Albatros
D II, che in pratica fu distribuito ai gruppi di volo contemporaneamente
al D I.
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