Già prima che i
D.I e D.II raggiungessero il
fronte, Thelen stava lavorando ad un ulteriore sviluppo del suo
progetto.
I punti che aveva curato erano:
- Riduzione della corda dell'ala inferiore, sia per guadagnare in
manegevolezza (gli alettoni di comando erano solo sull'ala superiore,
per cui durante una virata quella inferiore "frenava" la rotazione),
sia per aumentare il campo visuale del pilota verso il basso.
- Adozione di una nuova forma dell'ala superiore, alla ricerca di
una migliore efficienza e quindi di migliori caratteristiche in
salita.
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Il risultato fu l'Albatros D.III, che in
effetti realizzava quello che il progettista si era prefissato.
IL nuovo caccia entrò in linea nel Gennaio del 1917.
Alcuni problemi vi furono inizialmente, però, per quanto riguardava la
resistenza a torsione dell'ala inferiore.
Non più vincolata a quella superiore su due longheroni, con una
cotroventatura rigida a "V", l'ala inferiore si svergolava facilmente
quando l'aereo raggiungeva elevate velocità.
Il problema venne risolto controventando ulteriormente l'ala inferiore.
L'Albatros D.III fu uno dei protagonisti della guerra e contribuì in
modo determinante alla famma dei maggiori assi tedeschi.
Lo stesso Manfred Von Richtofen, per
quanto l'iconografia lo associ in modo quasi indissolubile dal
Fokker Dr1, sul quale conquistò le sue
ultime vittorie e sul quale fu abbattuto, conquistò più di due terzi
delle sue 80 vittorie sugli Albatros D.II
e D.III. |
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