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Werner Voss fu probabilmente il più
abile tra i piloti che si meritarono il titolo di "assi" nella I
Guerra Mondiale.
Il padre aveva una lavanderia industriale, e come è logico, Werner
avrebbe dovuto seguirne l'esempio.
Ma il giovane Voss, già all'inizio delle prime ostilità, scelse di
arruolarsi nell'esercito e fu subito mandato al fronte.
Dopo un anno negli Ussari di Westfalia chiese di essere trasferito
ai corpi di volo.
Conseguì il brevetto e, Pilota "naturale" ed istintivo, divenne il
più giovane istruttore dell'esercito tedesco. |
Gli aerei di Voss si distinguevano
per la particolare livrea, che lui stesso disegnava.
In queste immagini le insegne del suo Albatros D.III. |
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Divenuto finalmente ufficiale, fu assegnato col grado di Tenente allo
Jasta 2, quello di Boelcke.
Qui incontrò gli altri assi dell'aviazione tedesca, primo tra tutti
Manfred Von Richtofen, di cui divenne intimo amico.
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Sotto la guida di Boelcke i due piloti impararono a
combattere e Voss, grazie alle sue innate doti acrobatiche, fu
presto evidentemente tra i primi, secondo forse solo a Richtofen
stesso.
Guadagnò velocemente le più alte onorificenze, tra cui l'ambita
"Pour le merite", la Blue Max. |
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In breve, ancora diciannovenne, Voss divenne comandante del "suo"
Jasta 5.
Quando Fokker volle provare i suoi triplani ne assegnò uno a
Richtofen e dopo pochi giorni, un secondo proprio a Voss.
Werner lo decorò dipingendo sul muso una irriverente caricatura del
Kaiser, con grosse sopracciglia, occhi e baffi. |
Il "combattente" Voss fu gentile e cavalleresco: la sua
stragrande superiorità gli permetteva spesso di colpire soltanto il
motore degli avversari, costringendoli ad atterrare ma senza ucciderli.
Delle sue 44 vittime, infatti, molti sopravvissero, costretti solo ad un
atterraggio di fortuna.
Voss vedeva il combattimento aereo come un grande gioco cavalleresco,
rispettava gli avversari, ed era cordiale e allegro con i compagni.
Mentre vestiva abbastanza "trasandato" quando era a terra, ci teneva a
volare sempre in perfetta uniforme, sostenendo che "avrebbe potuto dover
atterrare fuori campo e non voleva apparire in disordine se avesse
incontrato una dama".
Nel "gioco" delle vittorie, per provare l'abbattimento di un avversario,
Voss atterrò dietro le linee nemiche, smontò e recuperò la
mitragliatrice dal velivolo abbattuto, quale prova del suo successo, e
ripartì poco prima dell'arrivo dei fanti inglesi. |