Edward "Mick"
Mannock |
|
Quando Edward Mannock aveva 12 anni suo padre se
ne andò, abbandonando lui, la sorellina e la madre.
Edward dovette lasciare la scuola per lavorare e poter così aiutare la
famiglia a tirare avanti.
All'inizio della guerra si trovava in Turchia come ispettore per una
compagnia telefonica britannica e qui fu internato.
Tentò di scappare, e fu poi rimpatriato dai Turchi perché gravemente
malato.
Fu ricoverato, guarito, ed arruolato nel corpo medico, e poi trasferito
nel genio.
Nonostante fosse praticamente cieco dall'occhio sinistro, fu accettato
come allievo pilota nel 1917 ed ebbe come istruttore
James Mc Cudden.
Prudente e attento, ottenne la sua prima vittoria abbattendo un pallone
da osservazione.
Nel febbraio del 1918 ottenne il suo primo comando e il 3 di luglio
succedette a William Bishop alla guida dell'
85°.
Nonostante non raggiunse mai la popolarità di Albert Ball, Mannock fu in
effetti il più prolifico tra i piloti della R.A.F., con 61 vittorie (73
per alcune fonti), e probabilmente tra i migliori comandanti.
Morì quando il suo aereo, colpito dalla contraerea, prese fuoco.
Probabilmente si suicidò sparandosi alla tempia con la pistola per non
venire arso vivo. |
Mannock nacque a Aldeshort, in Inghilterra, da padre scozzese e madre
inglese.
Il padre era caporale dell'esercito scozzese, e al suo seguito la
famiglia visse in Irlanda, Scozia, Inghilterra ed in India.
Fu infatti in India che il giovanissimo Edward si prese una grave
infezione agli occhi, da cui peraltro guarì, ma che gli rovinò per
sempre l'occhio sinistro.
Al ritorno dalla Guerra dei Boeri (Sud Africa) il padre, divenuto alcolizzato
brutale e violento, lasciò la famiglia.
Edward aveva 12 anni.
Fece ogni tipo di lavoro, fino a che non venne "adottato" da una coppia
senza prole.
A 20 anni entra nel Partito Laburista, animato da profondi sentimenti di
lotta alla ingiustizia sociale.
Dopo una serie praticamente infinita di lavori temporanei finalmente
trova un buon posto come tecnico in una compagnia telefonica.
All'inizio della guerra fu internato in Turchia, dove era per lavoro, ma le sue condizioni di
salute, a causa del trattamento subito nelle prigioni turche, lo
ridussero quasi in fin di vita e fu quindi rimpatriato.
Dopo un breve servizio nel corpo sanitario, fu accettato come allievo
pilota anche se praticamente cieco da un occhio.
In quel periodo necessitavano piloti e, tutto sommato, la loro speranza
di sopravvivenza era talmente scarsa che con uno a con due occhi non
avrebbe fatto molta differenza.
Divenne ufficiale pilota nel 1917. Durante il suo primo volo da
solista con l'Airco DH2 cadde in spirale, da una quota di 1000
piedi. Riuscì però a riprendere il velivolo prima di sfracellarsi
al suolo e quindi atterrò normalmente.
Ciò gli causò problemi con il suo comandante, il maggiore Keith
Caldwell, che lo accusò di esibizionismo.
Il 7 maggio Mannock distrugge un pallone da osservazione,
ottenendo così la sua prima vittoria.
Purtroppo i festeggiamenti per l'impresa non arrivarono alla sera,
quando giunse la notizia della morte di Albert
Ball.
Ferito alla testa in uno scontro con due caccia tedeschi, viene
rimpatriato.
A casa scopre che anche sua madre è diventata alcolizzata, e che
la sorella Jessie lavora come prostituta a Birmingham.
Praticamente fugge dalla sua realtà familiare tornando a
combattere in Francia.
Al contrario di molti altri assi, come
Nungesser, Mc Cudden, Rhys Davys o
Bishop o, a modo suo,
Fonck, o Boelcke,
Immelmann e
Voss, dall'altra parte; Mannock non vede i piloti tedeschi
come avversari in un "grande gioco", ma li vede come veri nemici,
e li odia.
Arriva a descrivere uno scontro con un tedesco con parole come:
"gli sono arrivato a meno di 10 yarde, non potevo mancarlo. Era un
bellissimo insetto blu, giallo, rosso e verde. Gli ho scaricato
addosso 60 colpi. Non ne è rimasto molto..."
La sua ferocia e determinazione è però apprezzata dagli alti
comandi, e Mannock vien edecorato con la Military Cross e con la
promozione a capitano.
Alla fine dell'anno il suo squadrone riceve i nuovissimi caccia
S.E.5a.
Continua ad abbattere aerei nemici, ma senza curarsi troppo delle
"vittorie personali".
In questo, come prima di lui Hawker, è un
vero comandante. Quello che conta è la vittoria del team e non dei
singoli.
E quello che conta, per lui, è che muoia il maggior numero di
tedeschi, anche se non ha particolari motivi per volerli uccidere
personalmente.
Nonostante non si preoccupi di farsi accreditare le vittorie
personali, resta comunque il più prolifico tra gli assi inglesi,
secondo solo a Fonck tra gli alleati, con
uno score che varia da 61 a 73, a seconda delle fonti.
Nel marzo del 1918 ha abbattuto 23 aerei e diventa comandante del
nuovo 74° squadrone.
Porta con se la pistola per suicidarsi in caso di incendio.
Non vuole morire bruciato, è una delle sue ossessioni.
Il suo odio per i tedeschi cresce, e non si accontenta più di
abbattere i loro aerei, ma gli succede di passare più volte sul
relitto della sua vittima per mitragliare a morte l'eventuale
sopravvissuto.
Altre volte continua a colpire gli aerei ancora in volo anche se
già condannati a cadere.
In un giorno abbatte quattro aerei, e per questo viene decorato
con al D.S.O. (Distinguished Service Order)
Continua a volare e ad abbattere nemici, ma è malato di nervi.
A peggiorargli lo stato d'animo sopraggiunge la morte del suo caro
amico James Mc Cudden.
Nonostante i tedeschi in questo non abbiano nulla a che fare, il
suo odio per loro cresce a dismisura, diventando in pratica la sua
unica ragione di vita.
E probabilmente cerca la morte negli scontri che sempre lui decide
all'ultimo sangue.
Il 26 di luglio, mentre sta inseguendo per finire la sua ennesima
vittima, viene probabilmente colpito da qualche fante al suolo.
Il suo aereo comincia a prendere fuoco.
Il paracadute è ormai una realtà, e i tedeschi hanno cominciato ad
utilizzarlo, comprendendo come sia utile, oltre che umano, salvare
la vita di un pilota, specie se un asso, difficilmente
sostituibile.
|
|
|
Presso gli alleati, invece, vige la convinzione che il pilota
che potesse lanciarsi col paracadute abbandonerebbe l'aereo senza
tentare di riportarlo a terra, preferendo quindi perdere l'uomo
piuttosto che qualche macchina.
Mannock non ha con se il paracadute, ma non tenta ugualmente di
riportare al campo il caccia in fiamme.
Non vuole venire divorato dalle fiamme e sentire l'odore della sua
carne che brucia.
Estrae la pistola, la appoggia alla tempia e preme il grilletto. |
Un anno dopo riceverà la Victoria Cross.
La medaglia verrà consegnata al padre di Edward, e, come tutte le
altre, verrà da questo venduta per 5 sterline.
|
|