Il tricipite, che del bicipite è il muscolo
antagonista, collega braccio e avambraccio come il bicipite, ma questa
volta passando dietro il gomito, per cui quando si contrae tende ad
estendere l'articolazione (si dice che il tricipite è un muscolo
"estensore").
I muscoli sono composti da "fibre muscolari", a loro volta
aggregate in "fascicoli".
Queste fibre possono essere di tipo lento o rapido, a seconda di come
reagiscono agli stimoli contrattili.
Con l'allenamento un atleta consegue:
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Una modificazione delle caratteristiche delle fibre
muscolari (potenziamento muscolare - ad es. pesi o ginnastica
aerobica)
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Una migliore coordinazione nel movimento specifico
(allenamento tecnico - in genere con l'attrezzo specifico dello
sport praticato)
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La forza esercitata da uno specifico muscolo dipende in modo diretto dalle
sue dimensioni effettive. In pratica non vi sono differenze apprezzabili
tra la forza esercitata per cm2 di sezione di muscolo tra
ragazzi, adulti sedentari e atleti allenati.
Questo non va confuso con l'effettiva efficienza del movimento (anche per
sollevare un bilanciere alla panca è necessaria una tecnica) che invece
è influenzata grandemente dalla coordinazione motoria, che coinvolge non
un solo muscolo ma anche i vari muscoli ausiliari e antagonisti.
L'aumento di volume del muscolo è dovuto all'aumento di volume delle
fibre (a causa di un aumento del numero delle miofibrille che le
compongono) senza variazione del loro numero.
Il tipo di fibra (rapida, adatta ad un movimento "esplosivo"
come per gli sprinter, i sollevatori , i lanciatori o i saltatori o lenta,
più resistenti alla fatica tipiche dei fondisti) non viene invece
modificato sostanzialmente dall'allenamento. La percentuale di fibre lente
e rapide in un muscolo dipende da fattori quali la genetica, l'età e la
stimolazione neurale (in persone che, a causa di incidenti al midollo
spinale, viene a mancare la stimolazione neurale, le fibre tendono a
virare verso il tipo rapido). Secondo alcuni autori l'allenamento di fondo
favorirebbe la trasformazione delle fibre da rapide a lente, mentre
l'allenamento da sprinter avrebbe meno efficacia sulla trasformazione
contraria, ma non vi sono prove scientifiche di queste affermazioni. E'
più probabile che i fondisti siano dotati di una maggior percentuale di
fibre lente che non gli sprinter per semplice predisposizione genetica,
avendo in pratica scelto l'attività di fondo perché a questa
naturalmente portati.
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Aerobico o anaerobico - La "benzina" del nostro organismo
è una particolare molecola, l'adenosintrifosfato o più semplicemente
ATP, presente in ogni cellula e che sostiene la totalità dei processi
vitali (tra cui la contrazione muscolare).La contrazione muscolare avviene
grazie all'interazione tra "actina" e "miosina", che
sono i filamenti proteici elementari che costituiscono le miofibrille.
Tale interazione catalizza l'idrolisi dell'ATP.
L'ATP viene continuamente rigenerato grazie all'ossidazione di zuccheri,
grassi e proteine.
La concentrazione di ATP nel muscolo è piuttosto bassa, sufficiente a
poche contrazioni, di conseguenza questo deve venir resintetizzato
(ricostruito) allo stesso ritmo con cui viene consumato.
La caduta di concentrazione dell'ATP è evitata dalla reazione di Lohmann
mediante la quale l'ADP (prodotto dalla scissione dell'ATP) viene "rifosforilato"
(cioè ritorna ATP) grazie ad un'altra sostanza presente nella cellula, la
fosfocreatina (PC).
Anche la fosfocreatina, però, si esaurirebbe in breve tempo, per cui, per
poter sostenere un'attività muscolare di durata superiore a qualche
secondo occorre che ATP e fosfocreatina vengano risintetizzate grazie ad
una delle seguenti reazioni:
- reazione anaerobica, dove il glicogeno viene sintetizzato in
assenza di ossigeno.
In pratica avviene che nelle fasi iniziali dello sforzo, il consumo di
ossigeno non aumenta, pertanto l'energia necessaria alla sintesi
dell'ATP viene presa "a debito" da meccanismi non ossidativi
che sono la scissione della fosfocreatina (già vista, debito "alattico")
e dalla glicosi anaerobica con accumulo di acido lattico (debito
"lattico"). Gli sforzi che provocano questo tipo di reazione
sono detti "sovramassimali" (richiedono li sviluppo di una
potenza superiore alla massima potenza aerobica), se questi non sono
prolungati nel tempo la semplice idrolisi e resintesi della
fosfocreatina basta a reintegrare le riserve di ATP, e quindi non si
ha formazione di acido lattico. Se invece lo sforzo si prolunga, ed è
di intensità tale da fare aumentare la concentrazione di Lattato nel
sangue, l'esercizio diviene anaerobico (si è cioè superata la Soglia
Anaerobica SA).
Al termine di un esercizio anaerobico, in circa 25/30 sec. si paga il
debito "alattico" (si rigenera la fosfocreatina), nei
successivi 10/15 minuti, eliminando l'acido lattico dal sangue, si
paga il debito "lattico".
- reazione aerobica, dove glicogeno e/o lipidi vengono
sintetizzati in presenza di ossigeno.
Si parla di esercizio "aerobico" quando lo sforzo può
essere mantenuto per tempi molto lunghi. Si ha in questo caso un
consumo di ossigeno proporzionale all'entità del lavoro e tutte (o
buona parte) delle reazioni che servono a resintetizzare l'ATP sono
del tipo ossidativo, avvengono cioè in presenza di ossigeno. I
combustibili preferenziali per questo tipo di attività sono in ordine
prefernziale i glucidi, i grassi e quindi le proteine.
L'allenamento permette:
- Un aumento del volume di ossigeno massimo disponibile (la capacità
di consumare ossigeno)
- Un aumento della Soglia Anaerobica (l'organismo riesce ad integrare
le riserve di ATP grazie all'ossidazione di glicole o grassi per
intensità di sforzi più elevati, senza aumentare la concentrazione
di Lattato nel sangue)
- Una migliore vascolarizzazione delle masse muscolari, con
conseguente aumento dell'efficacia degli scambi ematici (e aumento di
volume)
Il doping - Elenchiamo di seguito le comuni
procedure farmacologiche impiegate nel tentativo di migliorare le
prestazioni degli atleti:
- Somministrazione di adrenalina, che facilita la liposi e
glicogenosi, indicendo una vasocostrizione nelle parti del corpo non
direttamente utilizzati nello sforzo atletico e mobilizzano i globuli
rossi con un possibile aumento (di cui manca certa documentazione)
della prestazione aerobica.
- Somministrazione di a-chetoglutarato
di piridossina, che dovrebbe migliorare il rendimento fisiologico
del ciclo di Krebs e conseguentemente un aumento del massimo volume di
ossigeno. Tale aumento è stato rilevato in media del 5% in alcuni
soggetti.
- Somministrazione di fosfocreatina, allo scopo di
incrementarne le riserve e quindi permettere un innalzamento della
Soglia Anaerobica. Stante comunque la difficoltà di fare assorbire la
fosfocreatina all'interno delle membrane cellulari, per ottenere
qualche risultato se ne dovrebbero assumere dosi massive
(improponibili), per poter aumentare in modo tangibile la massima
potenza anaerobica di un atleta.
- Somministrazione di L-carnitina (ricordate i campionati di
Spagna dell'82?). Tale molecola dovrebbe facilitare l'accesso degli
acidi grassi ai mitocondri, favorendone l'ossidazione. Studi più
approfonditi hanno dimostrato che l'uso della L-carnitina non fa
aumentare la proporzione di lipidi utilizzati durante lo sforzo e che
l'eventuale aumento del massimo volume di ossigeno e marginale.
- Somministrazione di vitamine - Questo non ha alcun effetto
sulle prestazioni, con l'unica eccezione dei casi di ipovitaminosi,
dove la somministrazione di vitamine non ha quindi altro scopo che il
reintegrare correttamente la dieta dell'atleta.
- L'emotrasfusione (da se stessi o da donatori). In pratica si
aumenterebbe la concentrazione di emoglobina, migliorando i processi
di trasporto dell'ossigeno e quindi aumentandone il flusso verso le
masse muscolari.
A fronte di un incremento modesto del massimo volume di ossigeno, si
può andare incontro ad inconvenienti piuttosto gravi quali un
sovraccarico cardiaco dovuto ad un aumento "imposto" della
massa sanguigna e della sua viscosità, un aumento della
concentrazione di ferro, con conseguenze a livello epatico, la
possibilità di contaminazione batterica o di allergie (per sangue da
donatore).
- L'uso di amfetamine. Queste interagiscono con i meccanismi di
termoregolazione senza incrementare la potenza muscolare. L'efficacia
delle anfetamine si riscontra solo nell'allontanamento dei sintomi
della fatica, cosa che può esporre a pericolosissimi
sovraffaticamenti dell'organismo che possono degenerare in gravi
collassi.
- Somministrazione di caffeina. Dovrebbe facilitare la
metabolizzazione dei lipidi. L'uso della caffeina non parrebbe avere
controindicazioni particolari, ma è comunque vietata dal CONI e non
è tale da influenzare le prestazioni massimali di un atleta.
- L'uso di steroidi anabolizzanti. Efficace nel provocare un
rapido aumento delle masse muscolari (anche perché induce ad una
maggiore aggressività che permette e stimola ad allenamenti molto
intensi), ha peraltro effetti collaterali non da poco, quali l'atrofia
testicolare e la ginecomastia (aumento delle mammelle) nell'uomo ed
effetti virilizzanti (in genere irreversibili) nella donna, gravi
disfunzioni epatiche, ritenzione idrica e aumentato rischio coronarico
in entrambi i sessi. L'uso degli steroidi anabolizzanti è
esplicitamente proibita dal CONI
I risultati positivi ottenuti con l'ausilio di procedure farmacologiche
più o meno efficaci, comportano sempre, più o meno alla lunga, effetti
secondari sgradevoli (spesso letali o menomanti) sull'organismo.
Questo non si applica, ovviamente, ai semplici integratori alimentari, che
hanno solo lo scopo di fornire all'organismo il corretto bilanciamento
dietetico, permettendo l'assunzione dei principi fondamentali (vitamine o
minerali) senza dover intervenire in modo drastico sulla abituale
composizione della dieta.
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