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             Cerchiamo qui di descrivere le varie discipline di 
            arti marziali. 
            Vediamo come sono regolamentate, in cosa differiscono e, per quanto 
            possibile, una breve storia della loro diffusione. 
               PAGINA 
            IN ALLESTIMENTO -      | 
           
          
            Pugilato 
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                  | 
                E' la disciplina più nota. 
                Più che una vera e propria arte marziale è oggi una disciplina 
                sportiva seguita da un pubblico vastissimo, con campionati 
                nazionali i mondiali divisi per categorie in base al peso. E' da 
                sempre disciplina olimpica. 
                Come tecnica di autodifesa incontra i suoi limiti proprio nella 
                struttura della disciplina sportiva. 
                Infatti sono moltissime le limitazioni imposte (non colpire 
                sotto la cintura, nessuna presa, colpire solo con i pugni e 
                quindi niente calci o gomiti) che ne fanno appunto la "nobile 
                arte", ma lo rendono poco pratico in caso di aggressione. | 
               
              
                Gli incontri di box sono divisi in 
                round (da 4 a 12 della durata di 3 minuti ciascuno), 
                intervallati da pause di un minuto. Nelle competizioni olimpiche 
                i round sono 3 o 4 della durata di 2 minuti. Alla fine di ogni 
                round vengono assegnati dei punti ai pugili in virtù dei pugni 
                andati a segno, della tecnica, e della disciplina dimostrata. 
                 
                E' 
                il punteggio a determinare la vittoria di un incontro, salvo che 
                l'avversario non venga mandato al tappeto prima della 
                conclusione.  
                Non sono permessi pugni al di sotto della cintura,  
                dietro la schiena, nella nuca o nella parte posteriore della 
                testa.
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            | Karate | 
            
            
              
                  | 
                Il Karate, che in 
                questi ultimi anni ha raggiunto vertici di gran diffusione, è 
                una disciplina sportiva che viene dal Giappone. 
                Tuttavia, le sue origini non sono radicate nella storia antica 
                del vecchio regno di Yamato, come si potrebbe supporre, ma nel 
                substrato culturale dell'Asia, dove da sempre è esistito l'uso 
                di combattere corpo a corpo. E' stato accertato dagli studiosi 
                di arti marziali che il Karate trova le sue origini nel 
                Vàjramushiti, un metodo di lotta sviluppato nella casta militare 
                degli Kshatrya dell'antica India.  
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                In 
                molti testi esistono descrizioni di confronti di danza guerriera 
                a mano disarmata paragonabile al Karate. 
                In India nella casta degli aristocratici nasce l'uomo al quale 
                la leggenda attribuisce lo sviluppo dell'antico Karate: 
                Bodhidharma, noto ai giapponesi col nome di Daruma Tashisi 
                vissuto tra il V e il XVI secolo dopo Cristo.    Kenkichi 
                Sakakibara (1830-1849) e Jigoro Kano, l'uno per l'arte della 
                spada e il secondo per il Judo, furono le personalità che per 
                prime in Giappone si fecero promotrici di questo definitivo 
                sviluppo delle arti marziali. Ebbero l'appoggio del governo che 
                introdusse nelle scuole questi nuovi sport.  | 
               
             
            
              
                | A Okinawa, 
                divenuta ormai in tutto giapponese, l'Okinawa-te era senz'altro 
                più popolare e seguita del Kendo e del Judo. I più forti 
                combattenti e i migliori maestri erano di queste isole. Tra di 
                questi, tre caposcuola assunsero il compito di divulgare il 
                Karate-Do in Giappone: Kenwa Mabuni per lo Shito-Ryu, Choiun 
                Miyagi per il Goju-Ryu e Gichin Funakoshi per lo Shotokan. Tra 
                il 1900 e il 1920 furono i viaggi di questi e altri maestri in 
                Giappone, per facilitare l'entrata ufficiale del Karate in 
                Giappone riconosciuta nel 1923, anno in cui Funakoshi decise di 
                restare sul suolo nipponico per diffondere il Karate. | 
                  | 
               
              
                | La storia e l'evoluzione del karate 
                sono molto complesse. L'analisi della storia dell'isola di 
                Okinawa permette di comprendere come l'influenza cinese abbia 
                formato quest'arte e come poi si sia sviluppata sotto la 
                denominazione giapponese. L'arte marziale di Okinawa si è 
                sviluppata come un'arte tenuta segreta, che per lungo tempo è 
                stata il privilegio dei nobili prima di diffondersi ad altri 
                strati della società, pur restando appannaggio di un numero 
                ristretto di persone.  
                Nel secolo XV il re di Ryu-kyu, dopo aver elevato al rango di 
                nobili gli antichi capi locali, proibisce di portare armi. 
                Dopo aver invaso il paese, nel secolo XVII, i signori giapponesi 
                di Satsuma mantennero l'interdizione delle armi istituita dal re 
                di Ryu-kyu un secolo e mezzo prima e giunsero a stabilire 
                saldamente il loro dominio sull'isola. Integrato nel regime 
                feudale giapponese, il sistema gerarchico di Ryu-kyu diventò più 
                rigido. Venne stabilita una gerarchia interna che si 
                diversificherà ancora in seguito: nobiltà in tre gradi, vassalli 
                in due gradi, contadini in due gradi. L'arte del combattimento a 
                mano nuda praticata dalla nobiltà sembra aver avuto più che 
                altro il senso di una manifestazione simbolica del suo rango. 
                Tuttavia, nel corso dei secoli XVII e XVIII, i vassalli si 
                impoverirono e una parte di questi si orientò poco a poco verso 
                l'artigianato o il commercio, e infine verso l'agricoltura, per 
                sopravvivere. Si manifestò una mobilità sociale tra la classe 
                dei vassalli e quella dei contadini, malgrado la gerarchia 
                complessa e rigida esistente a Ryu-kyu. Possiamo pensare che, 
                con questa mobilità sociale, l'arte dei nobili a poco a poco 
                abbia penetrato gli altri strati sociali; lo testimonierebbe la 
                comparsa di termini come "mano (te) dei vassalli", "mano degli 
                artigiani", "mano dei contadini", avendo il termine "mano" (te) 
                il significato di arte o di tecnica.  
                In giapponese il termine bushi designava colui che apparteneva 
                all'ordine dei guerrieri (samurai). A Okinawa, dove la struttura 
                sociale era diversa questo termine assunse il significato di 
                adepto di te, qualunque fosse la propria appartenenza di classe; 
                di qui un certo numero di significati erronei 
                nell'interpretazione dello status sociale degli adepti. Il 
                termine shizoku designa in giapponese l'ordine dei guerrieri. 
                Quando però si dice che maestri di karate come
                
                G. Funakoshi, A. Itosu, 
                S.B. Matsumura ecc... appartenevano allo shizoku, il senso e 
                differente. In effetti a Okinawa, dove non esisteva un 
                equivalente dell'ordine dei guerrieri giapponese, la cultura 
                dell'ordine più alto, la nobiltà, era diversa; e il termine 
                shizoku, introdotto dopo il secolo XVII, designava l'ordine dei 
                vassalli intermedi tra i nobili e i contadini. Poco per volta si 
                formarono nei vari strati sociali delle reti di trasmissione 
                esoterica dell'arte marziale. Questo dipendeva da una parte dal 
                fatto che, da lunga data, quest'arte marziale veniva praticata 
                segretamente nella cerchia ristretta dei nobili, dove era 
                concepita come il segno di un privilegio, e dall'altra dal fatto 
                che la dominazione di Satsuma controllava l'armamento della 
                popolazione.  
                L'arte cinese del combattimento ha avuto un ruolo 
                d'importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il 
                karate non avrebbe preso questa forma senza il contatto con 
                l'arte cinese del combattimento, anche se fossero esistite già 
                da prima a Okinawa - cosa non certa - tecniche di combattimento 
                sufficientemente elaborate per servire da base alla creazione di 
                un'arte del combattimento. Dai documenti storici disponibili si 
                deduce che l'arte cinese del combattimento è stata introdotta a 
                Okinawa attraverso tre canali complementari:  
                http://www.karate.it  | 
               
             
             | 
           
          
            | 
            Judo | 
            
            
              
                  | 
                I judoka gareggiano divisi per categorie di 
                peso. Le combinazioni invece sono estratte a sorte. Tranne nella 
                semifinale, in tutte le altre fasi il judoka che perde viene 
                eliminato. I lottatori possono combattere anche 5 o 6 volte 
                nello stesso giorno. Prima dell'inizio dell'incontro, i judoka 
                sul tatami si salutano con un inchino, ripetono il saluto anche 
                prima dell'incontro vero e proprio e subito dopo, in segno di 
                rispetto e disciplina. Il combattimento si conclude al 
                realizzarsi di un ippon da parte di uno dei due judoka, o allo 
                scadere del tempo (5 minuti per gli uomini, 4 per le donne). In 
                questo secondo caso valgono i punti realizzati | 
               
              
                | Questo sport è disputato su un 
                tappeto quadrato, con un abbigliamento tipico del Giappone 
                denominato Judogi che comprende una casacca e un pantalone di 
                tela con una cintura colorata legata in vita. Il colore della 
                cintura definisce l’abilità dei concorrenti. La caratteristica è 
                che il combattimento avviene a piedi nudi, e si aggiudica un 
                punto colui che riesce ad immobilizzare sul dorso l’avversario. 
                Le varie categorie di combattimento sono definite in base al 
                peso.  | 
               
             
            
              
                | 
                 Le categorie delle donne partono da fino a 48 Kg ed arrivano 
                a oltre 72 Kg. 
                
                  - Fino a 60 Kg 
 
                  - Fino a 65 Kg 
 
                  - Fino a 71 Kg 
 
                  - Fino a 78 Kg 
 
                  - Fino a 86 Kg 
 
                  - Fino a 95 Kg 
 
                  - Categoria Open 
 
                 
                
                
                
                www.nonsolofitness.it | 
                  | 
               
              
                |   | 
               
             
             | 
           
          
            | Lotta libera | 
            
            
              
                |   | 
                Gli incontri si disputano in più periodi da 2-3 
            minuti ciascuno, intervallati da pause di 30 secondi. Scopo della 
            competizione è "schienare" l'avversario. Ovvero fagli toccare il 
            suolo con la schiena ed immobilizzarlo per alcuni secondi. La 
            schienata determina la vittoria della gara. Prima dell'incontro 
            l'arbitro ispeziona i concorrenti che non devono essere cosparsi di 
            sostanze scivolose o collanti, e devono avere con se un fazzoletto. 
            La lotta greco-romana differisce dalla lotta libera perchè è fatto 
            divieto di usare attivamente le gambe nelle azioni, e consente solo 
            prese sopra i fianchi. | 
               
              
                | La lotta è uno sport dei più antichi, praticato addirittura nelle 
            gare della Grecia antica. Molti lo definiscono uno sport aggressivo, 
            ma nonostante ciò è molto frequentato e suscita sempre molto 
            scalpore. La gara di lotta libera consente ogni tipo di presa 
            servendosi anche degli arti inferiori. Le gare sono molto veloci e 
            vince chi riesce a trattenere il proprio avversario al suolo per 
            almeno due secondi. 
             Le categorie della lotta libera sono: 
            
              - Pesi Minimosca 
 
              - Pesi Mosca 
 
              - Pesi Gallo 
 
              - Pesi Piuma 
 
              - Pesi Leggeri 
 
              - Pesi Welter 
 
              - Pesi Medi 
 
              - Pesi Medio – Massimi 
 
              - Pesi Massimi 
 
              - Pesi supermassimi 
 
             
                   | 
               
             
             | 
           
          
            | Kung Fu | 
            
            
              
                |   | 
                Intorno al 500 
                dopo Cristo in Cina furono costruiti numerosi templi buddisti: 
                uno di questi era lo Shaolin Szu (tempio della giovane foresta) 
                che fu costruito sulle pendici del monte Sung. 
                In questo periodo arrivò al tempio il famoso monaco Ta Mo (Bodhidarma, 
                ventottesimo patriarca del buddismo), proveniente dall'India 
                nonché fondatore della scuola Ch'an (dal sanscrito meditazione). 
                Il monaco ebbe una grande influenza sulle Arti Marziali: secondo 
                lui la meditazione era la via per l'illuminazione (Zen in 
                giapponese), da trasformare in un mezzo di perfezionamento 
                spirituale. 
                Bodhidarma creò degli esercizi provenienti da tecniche yoga e 
                furono descritti in due trattati: 
                -I Chin Ching (trattato sul movimento dei tendini) 
                -Hsi Sui Ching(trattato sul lavaggio del midollo osseo) 
                Creò inoltre anche un'altra serie di esercizi: "Le 18 mani di 
                Buddha". | 
               
              
                | 
                 
                Questi esercizi erano vere e 
                proprie tecniche a mani nude e rappresentano il nucleo delle 
                tecniche dello stile Shaolin. 
                Da allora i monaci di questo tempio iniziarono a praticare le 
                Arti Marziali, cosa che giovò ai monaci che vivevano in posti 
                isolati pieni di briganti. 
                Anni di duri allenamenti e privi di ogni tentazione 
                trasformarono i monaci in formidabili combattenti, sia nel 
                fisico che nello spirito. 
                Gli ultimi tre secoli del primo millennio sono considerati l'era 
                d'oro della cavalleria: le Arti Marziali divennero popolari e 
                raggiunsero un livello tecnico elevato. 
                Nella dinastia T'ang furono inventate le forme morbide (Mien Ch'uan 
                "pugno di cotone") che diedero origine agli stili interni. 
                La dinastia Sung passò alla storia come un periodo florido ma 
                segnato da una grande crisi politica e militare. 
                L'opera dei grandi maestri perfezionarono sempre più le tecniche 
                e resero famoso il nome Shaolin. 
                Persino l'imperatore Chao K'uang Yin (soprannominato T'ai Tzu) 
                creò lo stile T'ai Tzu Ch'ang Ch'uan, ancora oggi sinonimo di 
                Shaolin. 
                In questo periodo visse Yueh Fei un altro grande maestro abile 
                nel uso della lancia, famoso per aver creato Pa Tuan Chin otto 
                esercizi di ginnastica praticati ancora oggi dai praticanti di 
                kung fu. 
                Creò inoltre lo stile Yueh Chia Ch'uan, caratterizzato da 
                tecniche veloci e potenti, praticato nel Nord. Nel Sud lo stesso 
                stile venne modificato e prese il nome di Yueh Chia In Ch'ao 
                (artigli dell'aquila di Yueh). 
                Durante questa dinastia si sviluppò anche il Mi Tsung-i Ch'uan 
                (pugilato dell'arte di far perdere le tracce), caratterizzato da 
                tecniche circolari, rapide e con cambi di direzione 
                imprevedibili. 
                Alla fine del 1200 la Cina fu invasa dai Mongoli e al trono fu 
                messa la dinastia Yuan, sotto la quale Marco Polo fece il suo 
                famosissimo viaggio. 
                In questo periodo visse Chang San Feng, famoso monaco creatore 
                del T'ai Chi Ch'uan (pugilato del polo supremo). 
                Questo è il più famoso stile interno, caratterizzato da 
                tecniche morbide, movimenti fluidi e circolari, usato per far 
                apprendere il fluire delle energie interiori. 
                Durante la dinastia Ming fu creato il Pa Chi Ch'uan (pugilato 
                delle otto direzioni) caratterizzato da attacchi e spostamenti 
                rettilinei, mentre il maestro Pai Chin Tou creava lo stile Mei 
                Hua Ch'uan (pugilato del fiore di prugna, che è il simbolo della 
                Cina e dello Shaolin). 
                Intorno al 1500 il maestro Chueh Yuan convinto che fosse 
                necessario rinnovare il sistema riordinò lo Shaolin in 72 
                tecniche fondamentali, ma non convinto di quello che aveva fatto 
                si mise in viaggio per la Cina alla ricerca di maestri. 
                Secondo una leggenda incontrò Li Sou che a sua volta gli 
                presentò PaiYu Feng. Il monaco li convinse a seguirlo al 
                monastero ed insieme misero a punto il nuovo sistema diviso in 
                170 tecniche e 5 forme basate sugli atteggiamenti di 5 animali: 
                tigre, drago, gru, serpente e leopardo. 
                Nello stesso periodo lo Shaolin fu esportato nell'isola di 
                Okinawa dando origine al Karatè.  | 
               
              
                
                
                  
                    Nel 1640 
                    scoppiò una rivolta che fece cadere l'ultimo imperatore Ming: 
                    le tribù mancesi ne approfittarono subito, dando origine 
                    all'ultima dinastia, i Ch'ing. 
                    Il tempio era un centro di resistenza: i monaci non 
                    perdevano occasione per battersi contro i nemici, mentre un 
                    maestro si recò in Giappone per chiedere aiuto. 
                    I giapponesi non si imbarcarono, anzi convinsero il maestro 
                    a restare ed insegnare loro le sue tecniche, contribuendo 
                    alla creazione del Ju Jitsu. 
                    Questa decisione costò cara al tempio perché nel frattempo 
                    in Cina l'esercito marciò verso il tempio e dopo una 
                    sanguinosa battaglia riuscì a conquistarlo e a distruggerlo. | 
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                I maestri che 
                riuscirono a fuggire si sparsero per tutta la Cina, dando 
                origine a numerose scuole i cui allenamenti  venivano fatti in 
                segreto e molte volte di notte e gli allievi dovevano essere 
                fidati e potevano essere ammessi solo quelli che avevano 
                superato prove difficilissime: Shaolin era diventato sinonimo di 
                nemico dell'impero. 
                Nel 1900 ci fu la rivolta dei boxer contro gli occidentali, 
                chiamati così perché i capi praticavano lo shaolin ed facevano 
                parte della setta segreta dei Pugni Armoniosi che finì nel 1911 
                con la caduta l'ultima dinastia. 
                Tra il '20 e il '30 promossero le Arti Marziali fra la 
                popolazione e il famoso maestro Yang Ch'eng Fu propagandò il 
                T'ai Chi Ch'uan in tutta la Cina.  | 
               
              
                
                La storia del Kung 
                Fu è vecchia di molti secoli ed ebbe inizio circa nel 2500 a.C. 
                quando in Cina regnava la dinastia 
                Xia
                e vi era 
                l'imperatore giallo 
                Huang Ti. 
                Con lui si sviluppa l'agricoltura, la medicina e si ha la prima 
                esperienza di lotta organizzata. 
                L'imperatore aveva un medico personale chiamato 
                Chi Po
                (oppure Quiba), 
                che ha scritto il primo trattato di medicina dove si parla già 
                di ginnastica interna e agopuntura. 
                Il primo metodo di combattimento è stato il 
                Go Ti, 
                dove si affrontavano due uomini, uno armato con una maschera di 
                demone con corna (usate come armi) e l'altro rimaneva a mani 
                nude. 
                Il fondatore del Go Ti è stato un generale dell'esercito
                Chin Yu 
                Shu che 
                ancora oggi è ricordato. 
                Si arriva così alla dinastia 
                Han
                che regnò dal 206 
                al 220 d.C. e proprio in questo periodo ci sarà un forte 
                sviluppo delle arti marziali. Nasce il 
                Chan Chan Shou
                ("mano lunga") 
                inventato da 
                Kwook Tee, 
                di conseguenza si abbandona il corpo a corpo per studiare la 
                scherma. 
                Sono da ricordare i maestri 
                Hua To
                e 
                Yun Chun. 
                Hua To inventa lo stile degli animali e l'anestesia 
                nell'agopuntura,fu un personaggio particolare in quanto faceva 
                operazioni chirurgiche che a quel tempo erano vietate in quanto 
                il corpo era ritenuto inviolabile. Hua To morì nel 30 
                a.c. 
                Yun Chun inventa gli esercizi interni del 
                Tao Yn, 
                che erano lo: stirarsi dell'orso e il volo dell'uccello. 
                Nel 520 d.C. troviamo 
                Ta Mo 
                (Bodhidarma o 
                Daruma) ritenuto il padre del Kung Fu. Egli era figlio del 
                principe indiano Suganda che fece istruire Ta Mo 
                con la filosofia, la religione e le arti da combattimento dal 
                maestro Praynatra. In questo periodo il Buddismo si 
                divide in due rami: Mahayana e Inayana. In Cina il 
                Buddismo Inayana è quello che si sviluppò più facilmente, 
                mentre quello Mahayana viene portato da Ta Mo e si 
                trasformerà in Dyana (Buddismo del Diamante). Nel suo 
                viaggio Ta Mo arriva al monastero di Shaolin dove trova 
                dei monaci indeboliti dal troppo pregare, così inizia ad 
                insegnargli la ginnastica basata sugli animali che comprendeva 
                circa 18/24 esercizi chiamati 
                Ching Ching Ta Mo.
                Con la pratica e la 
                costanza i monaci si trasformeranno in monaci-guerrieri che 
                diventano una leggenda e perfino l'imperatore li chiamava per 
                risolvere casi di estrema gravità. 
 A Shaolin ogni monaco studiava un animale diverso, ma nel 1500 si 
                unificarono i vari stili Shaolin grazie a 
                Chuea Yuan
                aiutato dal monaco 
                taoista 
                Li Chen
                e dal maestro di 
                Kung Fu 
                Pa Yu Feng, 
                quest'ultimi estranei al monastero. Vennero unificati così i 
                cinque stili fondamentali: 
                tigre,
                serpente,
                leopardo,
                gru
                e 
                drago. 
                Dall'840 all'846, durante la dinastia Ming c'è la persecuzione 
                del Buddismo e furono distrutti 4500 monasteri. Dal 1550 inizia 
                l'invasione dal Nord con i 
                Manchu 
                (Mongoli), così per 
                ragioni difensive l'accesso al monastero, prima infatti era 
                difficilissimo entrarvi e se si fosse riusciti in tale intento, 
                potevano passare anni prima che all'allievo fosse insegnato il 
                Kung Fu, ed ancor più difficile era uscire dal monastero in 
                quanto bisognava superare prove difficilissime; fino ad arrivare 
                a quella che avrebbe lasciato al monaco il segno indelebile di 
                Shaolin sugli avambracci; questa prova consisteva nel 
                trasportare un braciere di 100 Kg. per molti metri cosicché 
                sarebbero rimasti impressi la tigre e il drago sugli avambracci. 
                A causa della flessibilità maggiore entrò una spia che portò 
                alla distruzione del monastero nel 1642/44 perché riuscì ad 
                aprire, in una notte, il monastero da dentro. 
                Solamente sette monaci riuscirono a scappare continuando il loro 
                lavoro di studio. I cinesi volevano riportare al potere la 
                dinastia Ming e per questo motivo formarono delle sette segrete 
                come la tigre nera, il loto bianco, la triade,... dove erano 
                presenti i più grandi maestri di Kung Fu. 
                Dal 1800 le scuole di Kung Fu furono vietate e solo dopo la 
                seconda guerra mondiale le riaprirono. | 
               
             
             | 
           
          
            Full Contact 
            o 
            Kick Boxing | 
            
            
              
                  | 
                La Storia 
                La Kick Boxing fa parte della schiera delle discipline sportive 
                tecnicamente ispirate alle arti marziali orientali adeguandone 
                lo stile per fini agonistici. Tra le tante, è senza dubbio, la 
                più popolare. Ne esistono due tipi: il primo nasce in Giappone 
                negli anni Sessanta e si diffonde negli U.S.A. come " Jappanase 
                Kick Boxing"; il secondo, di cui il Full Contact (nato il 14 
                settembre del 1974 negli U.S.A.) è il progenitore, racchiude tre 
                discipline: il Semi contact, il Light Contact ed il Full Contact 
                (queste tre discipline si differenziano per la durata degli 
                incontri e l'intensità dei colpi). L'arrivo dell'autentica Kick 
                boxing in Italia è relativamente recente, ma promette di 
                ricalcare il grande successo che attualmente riscuote negli 
                U.S.A. dove viene praticata anche da moltissime donne: ne sono 
                affascinanti "testimonials" le attrici Michelle Pfeiffer e Jody 
                Foster. | 
               
              
                La Tecnica  
                Le tecniche fondamentali della Kick boxing si basano su calci, 
                pugni e spazzate. Sono sistemi di combattimento totali anche se 
                non hanno le prese corpo a corpo. In generale risultano essere 
                efficaci sistemi per la difesa personale, soprattutto per chi 
                non ha tempo e pazienza di imparare un'arte marziale con tutti i 
                suoi contenuti storici, filosofici e culturali.
                Bambini, uomini e donne indistintamente, perchè gli 
                allenamenti si basano innanzitutto su un'attenta preparazione 
                fisica, con particolare riguardo al riscaldamento ed alla 
                tecnica libera per un maggiore sviluppo dell'equilibrio 
                dell'agilità e velocità di esecuzione dei colpi. Lo sbocco 
                naturale è l'agonismo, ma può essere praticato anche 
                semplicemente come sistema di difesa personale.  | 
               
             
            
              
                  | 
                
                 Il termine "KICKBOXING" (letteralmente "Tirare 
                di calcio e di pugno") nasce negli USA ufficialmente nel 1974 
                con il nome di "FULL CONTACT KARATE". Per l’esattezza, era il 14 
                settembre 1974 quando nella Los Angeles Cow Sports Arena venne 
                presentato il primo Campionato del Mondo Professionistico che si 
                disputò tra un pugno di americani e pochi europei. Nel 1976, le 
                stesse persone che a Los Angeles avevano promosso il primo 
                Mondiale Pro, fondarono la WORLD ASSOCIATION OF ALL STYLE KARATE 
                ORGANIZATIONS (Wako). Nel 1978 si tennero a Berlino i primi veri 
                e propri Campionati del Mondo, seguiti da quelli di Tampa 
                (Florida) nel 1979 e da quella data ininterrottamente ogni due 
                anni. Nel 1980, a causa del successo che il Full Contact Karate 
                incontrò in Europa, nacquero dei contrasti con le federazioni di 
                Karate esistenti e per evitare problemi politico-sportivi, la 
                WAKO decise di lasciar cadere l’uso della parola Karate 
                associata a Full Contact e nacque così il termine di Kickboxing 
                che immediatamente dava l’idea di cosa i praticanti stessero 
                facendo: tirare di calcio e di pugno. Pertanto la sigla 
                internazionale WAKO rimase ma con la dicitura di WORLD 
                ASSOCIATION OF KICKBOXING ORGANIZATIONS.    | 
               
              
                Siamo orgogliosi comunque di 
                sottolineare subito che l’attuale presidente della federazione 
                italiana Ennio Falsoni non solo è il presidente della Wako dal 
                1984, ma egli è il naturale successore degli ideatori, degli 
                inventori di questa disciplina che ormai è dilagata nel mondo ed 
                è praticata da milioni di persone. La Wako consta oggi ben 76 
                paesi Affiliati. 
                Per tornare alla nostra storia sintetica, un altro motivo per 
                cui si lasciò cadere l’uso della parola karate allora, era che 
                nel frattempo accanto al full contact, la kickboxing aveva 
                adottato delle altre formule sportive che si chiamano Semi 
                Contact e Light Contact. Quindi la parola Kickboxing assume un 
                termine generico, come una corolla dalla quale si diramano tutte 
                le varie specialità: Semi Contact, Light Contact, Full Contact, 
                Low Kick, Forme Musicali, Thai Kickboxing e Aerobic Kickboxing 
                sono le specialità praticate oggigiorno.  | 
               
               
            
              
                | I bambini apprendono le nozioni fondamentali 
                della disciplina divertendosi nello stesso tempo. La lezione è 
                un'occasione di sfogo per loro; riescono a scaricare gli 
                eventuali piccoli stress della vita di ogni giorno e a vincere 
                la paura e la timidezza, che li caratterizza. Riguardo le donne 
                che dire ... hanno riscoperto la capacità di ribellarsi e di 
                evadere dalle fatiche quotidiane. Loro dicono: "Ci sentiamo più 
                sicure ... abbiamo più fiducia in noi stesse! " Che dire ?!! 
                Vita dura per i maschetti !!! | 
                  | 
               
             
             | 
           
          
            | Savate | 
            
            
              
                  | 
                L'origine 
                della Savate viene fatta risalire al parigino Michel Casseux 
                (detto "Pisseau"): nato nel 1794, studiò le discipline di 
                combattimento allora praticate in Francia, semplificandone 
                alcune parti per agevolarne l'apprendimento. Nonostante il 
                successo ottenuto, morì in miseria e la sua opera continuò 
                attraverso un suo allievo, Charles Lecour.  
                Lecour perse un confronto contro un campione di pugilato inglese 
                e questo gli fece capire qual era il punto debole della savate: 
                la tecnica delle mani era rimasta fino ad allora poco 
                sviluppata, per cui decise di recarsi recarsi in Inghilterra con 
                lo scopo di studiare il pugilato inglese (che, come nella 
                versione moderna, comprendeva solo colpi di pugno); studiò con 
                il maestro Swift e in seguito, ritornato in Francia, potè 
                integrare i due metodi appresi in un insieme armonico. | 
               
              
                | 
                  
                Ancora oggi, nella tecnica pugilistica della savate, risulta 
                netta l'influenza del pugilato inglese. 
                Charles 
                Lecour e suo fratello Hubert si impegnarono nell'opera di 
                diffusione della disciplina, tenendo numerose dimostrazioni e 
                ottenendo un buon successo; la savate divenne molto popolare al 
                punto che anche alcuni famosi letterati francesi, come Jules 
                Valles, Alexandre Dumas (padre) e Theophile Gautier diedero 
                spazio alla boxe francese nei loro scritti e alcuni di loro si 
                vantarono anche di essere buoni conoscitori della tecnica, 
                
                Contemporaneamente ai fratelli Lecour vissero altri importanti 
                personaggi, come Charles Ducros e Louis Lebucher. Più tardi si 
                inserì la figura di Luis Vigneron, nato a Parigi nel 1827, un 
                gigante di 198 cm per 100 kg di peso. Egli imparò la boxe 
                francese a partire dal 1848 prendendo lezioni nel retrobottega 
                di un mercante di vini, di nome Guerineau. Divenne presto famoso 
                per la sua forza e la sua violenza, imbattibile nei 
                combattimenti sportivi e nelle risse da strada: numerosi i suoi 
                successi contro e pugili d'oltremanica. Tra i suoi successi, i 
                più importanti furono quelli contro Michel Arpin (detto "il 
                terribile savoiardo") e contro il pugile inglese Dickson, nel 
                1854. Per la sua mole, Vigneron divenne un fenomeno da baraccone 
                (un parallelo che mi ricorda il pugile friulano Carnera) e perse 
                la vita nel 1871 proprio nel corso di una delle sue esibizioni, 
                schiacciato da un cannone di 305 kg che aveva tentato di 
                sollevare.  
                Nel 1839 
                nacque a Parigi Joseph Pierre Charlemont; allievo di Vigneron, 
                iniziò la pratica sin dalla più giovane età tanto che a 22 anni 
                era già maestro d'armi; oltre che al combattimento a mani nude, 
                eccelleva nell'uso della spada, della canne e del baton. 
                Costretto a rifugiarsi in Belgio, continuò la pratica e diffuse 
                con buon successo la boxe francese anche in questa regione. 
                Durante questo periodo, pubblicò il primo scritto tecnico 
                relativo alla Boxe Francese, creando il "Metodo Charlemont". 
                Ritornato in Francia nel 1879, fondò la sua accademia che per 
                numerosi anni fu considerata il tempio della Boxe Francese. 
                Dalla sua scuola uscirono diversi elementi di spicco tra i quali 
                il figlio Charles, che nel 1883 subentrò al padre nella 
                conduzione della palestra. La sua fama superò presto quella del 
                padre, tanto da essere più volte invitato anche all'estero per 
                stages e dimostrazioni. Sostenne e vinse molti incontri contri i 
                rivali di sempre, i pugili inglesi, vincendo a Londra nel 1887 i 
                giochi della Regina Vittoria.  
                In seguito fu sfidato dal campione di pugilato Jerry Driscoll, 
                inglese, che voleva dimostrare come il pugilato inglese fosse lo 
                sport da combattimento più efficace. Il confronto ebbe luogo a 
                Parigi e terminò all'ottavo round, ancora con la vittoria del 
                francese. 
                Vinse anche contro Michel Ginoux, nel 1896, considerato come 
                l'ultimo grande esponente dello chausson francese. 
                Nonostante i 
                successi ottenuti da questi grandi atleti, la savate entrò in 
                una fase di declino proprio nel momento in cui aveva ottenuto 
                una notevole popolarità: infatti anche la nobiltà cominciò a 
                praticarla ma modificandone la natura e trasformanda in una 
                sorta di danza (certo una disciplina così dura con colpi a 
                contatto pieno non era alla portata di tutti e probabilmente 
                ancora di meno a nobili dalla "pelle fina", i quali non avevano 
                certo bisogno di far risse per guadagnarsi da vivere).  
                Per fermare questo processo di declino, nel 1903 la "Federazione 
                Francese delle Società di Boxe Inglese" (Federation Francaise 
                des societes de Boxe) tentò di unire sotto un'unica bandiera le 
                due boxe contendenti, savate e boxe inglese (che nel frattempo 
                si era diffusa largamente, anche grazie al giro di scommesse), 
                ma Charles Charlemont rifiutò tale proposta. 
                Una nuova 
                spinta venne dalla presentazione come sport dimostrativo alle 
                Olimpiadi di Parigi nel 1924, e dall'organizzazione, nel 1937, 
                del primo campionato di Francia. Questi eventi però non 
                riuscirono a rilanciare la disciplina e l'avvento della seconda 
                guerra mondiale fermò forzatamente l'opera di diffusione. 
                Alla fine della guerra, il conte Pierre Barozzi (detto Baruzy), 
                di origini veneziane, allievo di Charles Charlemont, contribuì 
                al rilancio della disciplina diventando presidente della 
                commissione di Boxe Francese. Grazie a personaggi come Bernard 
                Plaisait e Marc Kunstlè e all'opera di appassionati e 
                praticanti, oggi la boxe francese savate è largamente conosciuta 
                e praticata, sia a livello dilettantistico che professionistico, 
                anche al di fuori della Francia. 
                
                Appunti tecnici 
                La tecnica 
                pugilistica si rifà, come già detto, a quella del pugilato 
                inglese: diretti, ganci, montanti e swing sono i colpi 
                principali. I contendenti indossano dei guantoni simili a quelli 
                utilizzati nella boxe, ma con un'imbottitura che garantisce 
                maggior protezione. 
                La savate si distingue dagli altri sport da combattimento 
                similari (kickboxing, thai boxing) anche per il fatto che i 
                pugili indossano, oltre ad una divisa caratteristica 
                (l'accademia), un paio di scarpette, che devono essere liscie e 
                non presentare asperità che possano ferire l'avversario; la 
                scarpetta è inoltre l'unica parte valida utilizzabile nelle 
                tecniche di calcio (mentre nella kickboxing e thai boxing è 
                possibile anche colpire con la tibia o con il ginocchio) e 
                questi accorgimenti ne differenziano la tecnica. Tra le tecniche 
                di calcio più utilizzate ci sono il colpo di piede basso 
                (chiamato anche "Charlemont"), il fouetté (calcio circolare), il 
                chassé frontale (calcio frontale "a spinta"), il chassé laterale 
                (calcio laterale), il revers e il revers de face. Alcuni calci 
                si possono eseguire in rotazione (tournant) e in salto, ma data 
                la difficoltà d'esecuzione il loro uso non è molto frequente.
                 
                E' permesso colpire su tutta l'altezza dell'avversario, alle 
                gambe, al corpo e al viso.  | 
               
             
             | 
           
          
            | Tae Kwon Do | 
            
            
              
                |   | 
                Il combattimento (kyoruky) si disputa fra atleti di 
            uguale categoria di peso, con lo scopo di realizzare il maggior 
            numero di punti colpendo l'avversario in specifiche zone del corpo, 
            durante i 3 tempi dell'incontro. Gli accoppiamenti degli atleti 
            vengono determinati dal sorteggio. Colpi non consentiti possono 
            portare ad una detrazione di punti. In caso di parità, la vittoria è 
            stabilita dall'arbitro in virtù delle qualità tecniche dimostrate. | 
               
              
                Le origini del Taekwondo si fanno risalire a circa 2000 anni fa, 
            quando l' attuale Corea era divisa in tre regni.  
                Il più piccolo di 
            essi, Silla, sviluppò e perfezionò un sistema di difesa e attacco 
            che contribuì molto alle vicende storico militari del regno. Anche 
            negli altri regni si diffusero man mano diversi sistemi di 
            combattimento di cui restano ampie tracce in affreschi e pitture 
            murali rinvenute nelle tombe risalenti ai primi secoli dopo Cristo. 
            Dopo l'unificazione in un solo regno, l'arte del combattimento, che 
            nelle diverse epoche assunse diversi nomi (SUBAK, TAEKKYON, 
            HWARANGDO e altro ancora), si perfezionò e si diffuse tra la 
            popolazione, diventando molto popolare tra gli usi e costumi locali 
            e nell'addestramento militare. Sotto l'occupazione giapponese questa 
            arte subì un momentaneo appannamento per il predominio e 
            l'imposizione della cultura del Giappone, ma dopo la liberazione le 
            diverse scuole di combattimento ripresero vigore e negli anni 
            cinquanta si unificarono prendendo il nome definitivo di Taekwondo. 
            Il taekwondo divenne Sport Nazionale (fu inserito nei Giochi 
            Nazionali Coreani fin dall'inizio del 1960) e contemporaneamente 
            iniziò a diffondersi nel mondo, distinguendosi dalle altre 
            discipline per la particolare efficacia, dinamismo e spettacolarità 
            delle sue tecniche di gamba (calci 
            circolari ed in volo, calci multipli). Taekwondo (si pronuncia: 
            Tecondò) - dal coreano Tae "colpire col piede, kwon "pugno" e do 
            "arte". Metodo di combattimento di antica origine coreana. Praticato 
            sin dal 1° sec. A.C. come arte marziale, il Taekwondo si è affermato 
            come disciplina sportiva di combattimento nella seconda metà del 
            sec. 20°, distinguendosi dagli altri sport marziali per la 
            particolare efficacia, dinamismo e
            spettacolarità delle sue tecniche di gamba. Diffuso in tutti i 
            continenti (160 le nazioni affiliate alla World T. Federation, 46 in 
            Europa, 50 milioni i praticanti), il Taekwondo è stato ammesso 
            inizialmente come sport dimostrativo ai Giochi 
            Olimpici di Seoul 1988 e Barcellona 1992, per poi essere 
            inserito come sport olimpico ufficiale dalle Olimpiadi 
            di Sidney 2000. Gli atleti, divisi per sesso, età e categorie di 
            peso (otto), indossano la tradizionale divisa bianca (dobok) con 
            cintura, sono muniti di protezioni (casco e corpetto) e si 
            affrontano su un quadrato di 12m x 12m. I colpi validi per il 
            punteggio possono essere
            diretti solo sul tronco o al volto dell'avversario usando il 
            piede; usando il pugno il solo bersaglio valido è il tronco. Il 
            combattimento, della durata di tre riprese di tre minuti ciascuna 
            con 60" di intervallo, è diretto da un arbitro centrale coadiuvato 
            da tre giudici d'angolo. Dai punti validi si sottraggono le 
            eventuali penalizzazioni per tecniche proibite (spingere, colpire il 
            viso col pugno, colpire col ginocchio, atterrare l'avversario ecc.). 
            L'incontro di Taekwondo, oltre che con la vittoria ai punti, può 
            concludersi per abbandono, squalifica, k.o., intervento arbitrale. 
                 
                Per ulteriori approfondimenti consultare il sito
                http://www.taekwondowtf.it. | 
               
             
             | 
           
          
            | Aikido | 
            
            
              
                
                  | 
                A Tanabe, il 14 
                dicembre del 1883, nacque Ueshiba Morihei. Fin dall'infanzia 
                inizió lo studio dei classici cinesi sotto la guida di un prete 
                della setta shingon, Fujimoto Mitsujo, 
                mentre apprendeva direttamente dalla viva voce della madre le 
                leggende del monte Kumano. Pur discendente da una famiglia di 
                gente vigorosa, la sua costituzione era fragile e tale rimase 
                nel corso di tutta la sua vita, ma una forza di volontà 
                indomabile e un'applicazione costante gli permisero di superare 
                ogni ostacolo.  
                Per contrastare la sua fragilità e le sue tendenze mistiche, il 
                padre lo inizió all'arte del sumo e lo incoraggió a 
                praticare altre arti marziali.  | 
               
              
                | 
                Dotato di prodigiosa memoria e di grande facilità di calcolo, 
                studió da contabile e si trasferí a Tokyo nel 1902 dove 
                approfondí lo studio delle arti marziali, probabilmente 
                impressionato dall'aggressione che suo padre dovette subire ad 
                opera di un gruppo di briganti. Praticó il jujutsu delle scuola
                Tenshin Shin'yo e Yagyu-ryu e probabilmente la 
                scuola di spada Shingake-ryu. Ma una grave malattia lo 
                obbligó a tornare a Tanabe, dove si sposó con Hatsu Itokawa. Nel 
                1903 era stato riformato dalla leva militare a causa della 
                statura insufficiente, per un solo centimetro  (misurava 1,56). 
                Deciso a non rassegnarsi, si fece sospendere a degli alberi con 
                grossi pesi alle caviglie, in modo da allungare la colonna 
                vertebrale. Venne accettato ad una seconda visita e partecipó 
                alla guerra con la Russia, da cui tornó con il grado di sergente 
                ed una fama di grande abilità nel maneggio della baionetta (jukendo). 
                Si era guadagnato anche il nomignolo di tetsujin, uomo di 
                ferro, e pesava oltre 80 chili; aveva seguito  mentre era 
                distaccato a Nakay gli insegnamenti di Yagyu Ryu del maestro 
                Masakatsu Nakai, che continuó a frequentare anche negli anni 
                seguenti (aveva ricevuto nel 1908 il diploma di insegnante)
                Dopo il suo ritorno a casa il granaio della casa paterna 
                venne trasformato in dojo, e fu lí che Ueshiba seguí gli 
                insegnamenti del maestro di judo Kiyoichi Takagi e quelli del 
                politico Kumakusu Minakata, del quale condivise l'opposizione al 
                degrado ecologico e morale della regione in nome del 
                progresso. Rendendosi conto che la situazione della regione 
                era in ogni caso degradata,  trattandosi di una zona montagnosa 
                materialmente povera che viveva dei soli proventi della pesca 
                artigianale, e non autorizzava grandi prospettive, aderí 
                all'appello del governo giapponese per colonizzare l'isola di 
                Hokkaido. Si trasferí nel 1912 nel villaggio di Shirataki in 
                Hokkaido profondendo tutte le sue energie fisiche e morali nello 
                sviluppo della colonia, soprattutto dopo un incendio che nel 
                1916 aveva distrutto quasi completamente il villaggio; si 
                calcola che abbia abbattuto da solo in un anno 500 enormi 
                alberi. Organizzava tornei di sumo e jukendo per tenere alto il 
                morale, praticava esercizi di purificazione nelle acque gelide 
                dei torrenti, e trovava anche il tempo di lottare contro i 
                briganti che infestavano la zona. Fu ad Hokkaido che fece 
                conoscenza col maestro Takeda Sokaku, della scuola Daito-Ryu, 
                anche lui stabilitosi sull'isola. Fu indubbiamente l'esperienza 
                che lo segnó maggiormante dal punto di vista tecnico. Seguí 
                intensamente gli insegnamenti di Takeda, lo accompagnó spesso 
                nei suoi viaggi e lo ospitó nella sua dimora. Ma sul finire del 
                1919 una grave malattia del padre costrinse Ueshiba a lasciare 
                l'Hokkaido, in cui non avrebbe piú rimesso piede. Lasciando la 
                sua casa a Takeda Sokaku, si mise in viaggio. Si fermó per 
                strada a Ayabe, per fare la conoscenza del mistico Onisaburo 
                Deguchi, che destó in lui un'impressione incancellabile. Durante 
                una sessione di preghiera, l'ombra di suo padre apparve a 
                Ueshiba, che ne rimase scosso. Deguchi si diresse verso di lui 
                chiedendogli cosa avesse. Ueshiba rispose che era preoccupato 
                per suo padre, e Deguchi gli rispose semplicemente "Tuo padre 
                sta bene. Lascialo partire.".Il padre morí prima che Ueshiba 
                facesse ritorno a Tanabe, lasciandoli un messaggio postumo: "Sii 
                libero, vivi come vuoi realmente". Profondamente prostrato, 
                Ueshiba partí con la sua spada in direzione delle montagne, dove 
                per giorni interi si aggiró come una furia, combattendo contro 
                le ombre. Al suo ritorno decise di abbandonare la casa paterna 
                per trasferirsi nella comunità Omoto-kyo di Ayabe, dove aprí un 
                dojo divenendo definitivamente, all'età di 36 anni, un maestro 
                di arti marziali. Durante il primo terribile anno Ueshiba perse 
                per malattia i suoi due figli maschi e Deguchi venne arrestato 
                dal governo per attività sovversiva, per essere rilasciato dopo 
                quattro mesi. Nel 1921 la nascita di un nuovo figlio, Kisshomaru 
                Ueshiba, diede il segnale di una svolta verso tempi migliori. 
                Ueshiba condivise da allora per diversi anni gli ideali e le 
                avventure di Deguchi, compreso l'idealistico quanto irrealistico 
                tentativo di fondare in Manciuria una nuova comunità universale. 
                Successivamente  | 
               
             
            
              
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            | Tai Chi Chuan | 
            
            
              
                  | 
                Le 
                origini del Tai Chi Chuan si perdono nei secoli di tradizione 
                delle arti marziali cinesi. Infatti, sebbene la sua 
                schematizzazione pratica è relativamente recente, i principi a 
                cui si ispira provengono dalla preistoria cinese. 
                Le arti marziali da cui trasse origine sono molto probabilmente 
                le tecniche morbide del tempio buddista di Shaolin e soprattutto 
                quello taoista di Wudang. Perfino la figura del presunto 
                fondatore CHANG SAN FENG (da traduzione letteraria: Chang tre 
                Cime, nome tratto dalla catena montuosa su cui sorgeva il 
                monastero di Wudang) potrebbe essere attribuita a vari 
                personaggi storici tutti taoisti, che vissero tra il IX ed il 
                XVI secolo d.C., cioè fra le dinastie SUNG e MING.  | 
               
              
                
                Anche sulla 
                creazione dello stile le leggende sono molte. In una di queste, 
                il Maestro Taoista, lo elaborò dopo avere assistito all'attacco 
                di una Gru ad un Serpente, il quale sfuggiva utilizzando 
                movimenti circolari, lenti e continui, e contrattaccando con 
                rapidità fulminea. In un'altra leggenda, Chang San Feng, lo 
                avrebbe imparato in sogno.  
                Esiste anche la possibilità che successivamente i praticanti di 
                Tai Chi volessero nobilitarne l'origine attribuendola ad un 
                leggendario Maestro Taoista. Le uniche notizie storiche 
                documentate risalgono ai primi decenni del 1800, quando il Tai 
                Chi era insegnato solo ai membri della Famiglia CHEN, che viveva 
                in un villaggio chiamato CHEN JIA GOU nella Provincia di HONNAN. 
                Capostipite di questa famiglia era CHEN WANG TING.  
                Se la situazione fosse rimasta in tal modo il Tai chi si sarebbe 
                probabilmente perso, ma è grazie a YANG LU CHAN, un servitore 
                della famiglia, che il Tai Chi Chuan si diffuse; in quanto dopo 
                essere riuscito ad apprenderne l'arte e lo stile, si trasferì a 
                Pechino dove fondò una propria scuola.  
                YANG LU CHAN divenne famoso per essere stato sfidato da 
                moltissimi Maestri di Arti Marziali, senza mai essere sconfitto; 
                tanto da guadagnarsi il soprannome di “Senza Rivali”. 
                La sua fama lo portò ad insegnare alla Corte Imperiale, 
                accrescendone in tal modo la diffusione.  
                Anche i tre figli di Yang Lu Chan ( YANG BAN HOU – YANG FENG HOU 
                – YANG JIAN HOU) contribuirono in maniera rilevante alla 
                diffusione ed alla elaborazione dell'arte. Fu comunque il terzo 
                figlio di Yang Jian Hou, YANG CHENG FU (1883-1936), che dopo 
                aver insegnato a Pechino, trasferendosi in grandi centri come 
                Nanchino , Shangai, Hangzou, e viaggiando instancabilmente, fece 
                conoscere e diffondere il Tai Chi Chuan in tutta la Cina.  
                Una delle motivazioni che gli valsero la sua notorietà fu la 
                semplificazione e la stabilizzazione dello stile di famiglia, 
                che fu modificato per essere appreso facilmente e da persone di 
                ogni età, e ne diffuse il suo utilizzo anche come arte 
                terapeutica. Oltre alla scuola della famiglia YANG, e quello già 
                citato della famiglia CHEN, si diffusero gli stili di altre 
                famiglie, fra cui quelli più conosciuti furono gli stili SUN ( 
                fondatore SUN LU TANG) e WU ( fondatore WU JIAN QUAN ).  
                Dopo l'avvento della Repubblica Popolare Cinese, il Tai Chi 
                Chuan venne ulteriormente modificato e semplificato per 
                facilitarne l'apprendimento alle grandi masse e per proporne 
                l'insegnamento negli ospedali come terapia complementare alla 
                medicina tradizionale cinese.  
                Solamente negli ultimi anni si è verificato una ricerca ed un 
                recupero del Tai Chi Chuan come Arte Marziale nei suoi contenuti 
                più tradizionali.  
                Queste righe e altro trovate sul sito
                http://www.taijiquan.it/. | 
               
             
             | 
           
          
            | Jeet Kune Do | 
            
            
              
                  | 
                
                 Con la denominazione Jun Fan 
                Jeet Kune Do ci si riferisce quindi all'arte originale di Bruce 
                Lee. 
                Originale significa il lavoro proprio di una persona distinto 
                dalle imitazioni fatte da altri. In altre parole la scienza e la 
                filosofia, nonché le tecniche e le strategie di combattimento, 
                sviluppate da Bruce Lee durante la sua vita. 
                Il Jeet Kune Do è il risultato dell'impegno e della dedizione di 
                un uomo che ha dedicato ore ed ore dei giorni della sua vita a 
                migliorare sé stesso e ciò che faceva.  
                Questo è il significato profondo del nome cinese di Bruce Lee, 
                Jun Fan, posto vicino al nome della sua arte. 
                Il Jun Fan Jeet Kune Do non è un insieme di tecniche di altri 
                stili, ha principi e tecniche proprie, quelli che Bruce Lee ha 
                insegnato da quando ha incominciato a riferirsi alla sua arte 
                con un nome nuovo. E se il nome ha importanza relativa, le 
                radici dell'arte hanno fondamentale valore perchè sono le parti 
                che ne caratterizzano l'intima natura. 
                I fondamenti del Jun Fan Jeet Kune   | 
               
              
                Do sono la posizione di guardia, il 
                footwork e la capacità di sfruttare nel modo più efficiente ed 
                economico possibile il corpo umano. 
                Essere semplici, apprendere come usare nel modo più efficiente 
                le sole due braccia e due gambe di cui tutti noi esseri umani 
                siamo forniti, non significa essere formali, ma apprezzare un 
                modo estremamente funzionale ed intelligente di sfruttare le 
                nostre risorse. 
                La libertà di espressione individuale nasce dalla padronanza di 
                noi stessi, non dal possedere un bagaglio di centinaia di 
                tecniche diverse. | 
               
             
            
              
                 Perchè come diceva Bruce Lee conoscere non 
                è sufficiente, bisogna applicare. 
                Il processo di miglioramento nel Jun Fan Jeet Kune Do consiste 
                quindi nel semplificare e nell'eliminare il superfluo. 
                Il Jun Fan Jeet Kune Do prende in considerazione il 
                combattimento a mani nude da un punto di vista totale, ma ciò 
                non significa che vengano analizzate molte soluzioni per 
                altrettante situazioni.  | 
                
                  
  | 
               
              
                | 
                 Piuttosto si seleziona il numero minimo di 
                tecniche e manovre che si rivelano efficaci e sicure in ogni 
                situazione. 
 Quelle semplici, dirette e non-classiche. 
                L'allenamento del Jun Fan Jeet Kune Do è un costante e completo 
                lavoro di preparazione fisica e mentale e di perfezionamento. 
                http://www.jkditaly.com  | 
               
             
             | 
           
          
            | Lotta greco romana | 
            
            
              
                
                  | 
                Si tratta di una disciplina da combattimento olimpica. La Lotta si 
            distingue in due stili differenti: Libera, in cui è consentito 
            atterrare l'avversario con prese alle braccia, al corpo ed alle 
            gambe; Greco-Romana, in cui invece non sono ammessi colpi al di 
            sotto della cintura e
            le gambe dei due contendenti non possono entrare in contatto. Lo 
                scopo finale comunque è quello di atterrare con le spalle a 
                terra l'avversario.  | 
               
              
                La Lotta Greco-Romana, 
                contrariamente a ciò che il suo nome potrebbe far supporre, non 
                ha nulla da vedere con queste due civiltà del passato e tanto 
                meno con i colpi della lotta antica (Pancrazio). I colpi nella 
                Lotta Greco Romana sono 5 ma essi vengono portati in tutte le 
                condizioni e posizioni possibili, creando così un immenso 
                repertorio tecnico. I primi cenni storici della lotta si hanno 
                già nella Bibbia, quando Mosè la definisce un ottimo 
            "avviamento alla ginnastica bellica". Cercare le radici della Lotta 
            sarebbe sicuramente un'impresa ardua. Il cosiddetto "fare alle 
            braccia" era impresa agonistica istintiva e pertanto antichissima, 
            documentata da
            reperti della civiltà sumerica di 5000 anni fa.  
                Nei Giochi 
            Olimpici dell'antichità, la lotta fu introdotta nel 708 avanti 
            Cristo: nella sedicesima Olimpiade venne affiancata alla corsa 
            insieme al
            pentatlon. La Lotta veniva iniziata in piedi, non era necessario 
            far toccare all'avversario il terreno
            con le due spalle per ottenere la vittoria ma occorreva che il 
            rivale fosse gettato a terra tre volte perché si dichiarasse vinto. 
            Le gare erano ad eliminazione diretta: chi vinceva tutti gli 
            incontri era definito "anefedro" ma il titolo più ambito era quello 
            di "aconita", attribuito a chi trionfava per rinuncia 
            dell'avversario che riconosceva la propria inferiorità prima di 
            combattere. Il più celebrato campione olimpico della Lotta fu 
            sicuramente Milone di Crotone, che vinse sei volte, nel periodo che 
            va dal 540 a.C.(aveva 15 anni secondo Strabone) al 516 a.C. Presso i 
            Romani la Lotta era praticata come formidabile mezzo di allenamento 
            militare mentre nel Medioevo erano permessi tutti i colpi cosiddetti 
            "proibiti": pugni alle tempie e sui denti, ginocchiate nel ventre, 
            strangolamenti, violente testate. La lotta moderna fu praticamente 
            rilanciata da atleti professionisti che godevano di larga popolarità 
            nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX. Fra 
            questi vanno ricordati anche gli Italiani Basilio Bartoletti (a cui 
            viene attribuita la creazione del termine "Lotta Greco-Romana"), 
            Pietro Dalmasso e, soprattutto, i fratelli Emilio, Massimo e 
            Giovanni Raichevich. Quest'ultimo, con innumerevoli successi 
            conseguiti in una carriera ventennale ai massimi livelli mondiali, è 
            diventato sinonimo di lotta, campione invincibile che si tramuta in 
            leggenda anche per il suo patriottico irredentismo. La vita 
            agonistica dei lottatori prevede fasi e categorie successive: 
            esordienti dai 13 ai 15 anni; cadetti 16 e 17 anni; juniores dai 18 
            ai 20 anni; seniores dai 21 ai 35 anni. E' anche possibile 
            gareggiare nella categoria Master dai 36 ai 50 anni. La Lotta viene 
            praticata nei due stili olimpici della Greco-Romana e dello stile 
            Libero,
            aperto anche alle donne. Con l'introduzione della lotta 
            femminile nel programma olimpico, sono state variate le categorie di 
            peso, che attualmente sono per gli uomini quelle dei 55, 60, 66, 74, 
            84, 96 e 120; per le donne dei 48, 55, 63 e 72 chilogrammi. Questo 
            tipo di lotta non consente prese dalle anche in giù ed è vietato 
            servirsi degli arti inferiori. Non sono ammessi i colpi dolorosi o 
            che possano provocare ferite anche solo superficiali, e l’atleta 
            deve indossare una tuta aderente. Non è ammesso neppure cospargersi 
            di oli od altri unguenti che rendano la presa più difficile.  | 
               
             
            
              
                REGOLAMENTO DI GARA 
                Il controllo del peso degli Atleti, si effettua la 
                sera antecedente alle gare. Tutti gli incontri ufficiali sono 
                diretti da una terna arbitrale composta da 1 Presidente di 
                tappeto, da un Arbitro e da un Giudice. Il punteggio degli 
                atleti viene segnalato con palette numerate e riportato su 
                segnalatori luminosi. Si può vincere un incontro portando 
                l'avversario con le spalle a terra: "ATTERRAMENTO".  | 
                
                  | 
               
              
                Oppure per "SUPERIORITÀ' TECNICA" 
                (10 punti di differenza) o abbandono del combattimento da parte 
                di uno dei due Atleti o per squalifica di uno di essi per 
                comportamento antisportivo. 
 Nei casi suddetti l'incontro termina prima del limite e l'Arbitro assegna 
                la vittoria.  
                Qualora l'incontro dovesse concludersi alla scadenza del tempo 
                regolamentare si avrà la vittoria "ai punti" e sarà dichiarato 
                vincitore chi avrà conseguito il migliore punteggio tecnico. 
                Relativamente ai PUNTI TECNICI, la lotta prevede tecniche e 
                colpi eseguiti dalla posizione "in piedi" ed anche dalla 
                posizione "a terra". 
                Questi ultimi derivano 
            prevalentemente dallo sviluppo e dall'evoluzione tecnica di colpi 
            partiti dalla prima posizione. Fanno eccezione i colpi effettuati 
            sull'avversario posto dall'arbitro nella posizione di "greca", 
            ginocchia e palmo delle mani a terra (carponi), decisione 
            conseguente ad alcune situazioni negative (richiamo per passività,
            uscita dalla materassina in posizione di pericolo). Un lottatore 
            è nella
            posizione di pericolo quando le spalle sono rivolte verso terra con 
            un angolo inferiore ai 90 gradi. Il regolamento prevede azioni 
                tecniche la cui esecuzione premia da 1 a 5 punti.  | 
               
             
            
              
                Le categorie vanno in base al peso e sono:
              - Pesi Minimosca 
 
              - Pesi Mosca 
 
              - Pesi Gallo 
 
              - Pesi Piuma 
 
              - Pesi Leggeri 
 
              - Pesi Welter 
 
              - Pesi Medi 
 
              - Pesi Medio – Massimi 
 
              - Pesi Massimi 
 
              - Pesi supermassimi 
 
             
                 | 
                
                  | 
               
              
                | Il valore dei punti è maggiore o 
                minore a seconda dell'ampiezza della proiezione dell'avversario 
                e dalla posizione che lo stesso subisce nel contatto con la materassina. Quindi il massimo del punteggio (5 punti), si 
            avrà proiettando l'avversario con una forte elevazione e rotazione, 
            ponendolo nella posizione di pericolo. L'Atleta inconcludente o che 
            osteggia l'azione dell'avversario, viene richiamato dall'Arbitro per 
            "PASSIVITÀ'". Il Regolamento prevede la squalifica immediata 
            dell'Atleta che effettua intenzionalmente prese illegali o assuma 
            comportamenti contrari all'etica sportiva. A conclusione 
            dell'incontro è d'obbligo la stretta di mano tra i contendenti e 
            l'arbitro.  | 
               
             
             | 
           
          
            | Kendo | 
            
             
            
            Anticamente il Kendo era definito Kenjutsu, e veniva praticato dai 
            Samurai. 
            Gli allenamenti ed i combattimenti erano molto duri e le conseguenze 
            spesso mortali. 
            In seguito, alla fine di guerre intestine (Sengoku Jidai), il 
            Giappone ebbe un lungo periodo di pace che modificò nel profondo la 
            società nipponica. 
            Venne a mancare la necessità di una classe sociale guerriera e, di 
            conseguenza, i Samurai sparirono. Si ebbero quindi grandi mutamenti 
            in seno al Kenjutsu, che da arte marziale si trasformò in Kendo "Via 
            della Spada".  
            Apparvero due nuovi stili: Shingake Ryu (nuova scuola) e soprattutto 
            Itto Ryu (scuola di combattimento con la spada). 
            I Grandi maestri inventarono o modificarono le protezioni e le 
            spade, fino ad arrivare alle forme che conosciamo oggi. 
            All'inizio del XVII secolo gli allenamenti si svolgevano ancora con 
            il Bokuto (spada di legno molto pesante), ma i colpi ferivano o 
            addirittura uccidevano i praticanti. La creazione dello Shinai (Fukuroshinai 
            - spada si bambù) fu una vera rivoluzione. 
            
              
                
                  | 
                
                Gli 
                attacchi nel kendo possono avvenire di taglio o di punta e solo 
                in parti dell'armatura (Bogu) prestabilite. 
                 
                DI TAGLIO: 
                - Men, testa 
                - Kote, polsi 
                - Do, torace  | 
               
              
                
                DI 
                PUNTA: 
                - Tsuki, gola | 
                
                  
  | 
               
             
             
            Il 
            Kiai 
            E' il grido procurato da una forte respirazione interiore, lo scopo 
            è di impressionare l'avversario per una frazione di secondo. Il Kiai 
            è il riflesso di colui che lo esegue e del suo stato mentale al 
            momento del combattimento. Deve essere sempre... forte, 
            sincronizzato, possente e preciso. 
            Il 
            punto 
            Per fare Ippon (punto vincente), il colpo deve essere netto e 
            preciso. L'Ippon deve essere portato con coordinazione perfetta e 
            simultanea di tutti i suoi aspetti: Energia (KI), Spada (KEN), Corpo 
            (TAI), Insieme (NO ICHI). 
            Il 
            combattimento 
            Attualmente esiste una forma di combattimento arbitrato (Shiai). 
            Ogni shiai può durare fino a cinque minuti, durante i quali i due 
            combattenti vengono giudicati contemporaneamente da tre arbitri. Lo 
            shiai può terminare solo quando uno dei due combattenti riesce a 
            fare due punti, oppure quando allo scadere del tempo sia stato 
            assegnato almeno un punto valido. In caso di pareggio lo shiai si 
            protrae ad oltranza (Encho). 
            
              
                  | 
                E' molto difficile 
                poter parlare di Kendo senza considerare la storia e 
                l'evoluzione della cultura Giapponese.Potremmo dire con 
                sicurezza che l'evoluzione di tale disciplina ha seguito 
                l'evolversi di momenti storici diversi. Il Giappone è l'ultimo 
                dei paesi asiatici che si sia conformato ad uno stile di vita 
                prettamente occidentale, per contro però è tra i paesi 
                "occidentalizzati" uno dei più attaccati alle proprie 
                tradizioni. Molti momenti della vita economica e sociale 
                Giapponese tradiscono ancora questa influenza. Il Kendo, come 
                disciplina in sè, è un esempio del peso delle tradizioni 
                storiche, religiose e culturali delle epoche passate, nella vita 
                del Giappone moderno. 
                Per poter quindi raccontarne l'evoluzione è necessario osservare 
                con attenzione i tre periodi storici fondamentali del Giappone.Il 
                primo periodo tra il 1100 e il 1600, il secondo tra il 1600 e il 
                1800, e il terzo dal 1800 ai giorni nostri. La consacrazione 
                della spada a "simbolo superiore" ha la sua origine con l'epoca 
                KAMAMURA (1192); nei secoli precedenti la casta dei guerrieri 
                aveva visto lievitare enormemente il proprio peso storico e 
                sociale, ma è solo con la presa totale del potere da parte dei 
                guerrieri che questi maturano un senso profondo e quasi 
                spirituale dei loro compiti. | 
               
              
                Per 
                sette secoli la spada divenne "l'anima del Giappone". La 
                principale ragione per la quale fu possibile ai BUSHI (Samurai) 
                amministrare incontrastati il paese risiede nella loro devozione 
                alla morte. Nel loro codice d'onore, e nei fatti, la loro vita 
                fu ampiamente sacrificata ogni volta che l'interesse della 
                collettività, la stabilità del sistema o una violazione di 
                regole lo richiedeva. La consapevolezza d'essere disponibili a 
                dare la vita ogni giorno, il rigore e la spiritualità quasi 
                religiose di questo modo di concepire il proprio ruolo nella 
                società, sono le premesse che li portarono, cinque secoli più 
                tardi, ad impostare il Kendo, quando l'amministrazione della 
                vita pubblica divenne più blanda e routinaria, a causa dello 
                sviluppo della vita urbana e della classe dei commercianti. 
                Vediamo di considerare i tre periodi di relazione tra la spada, 
                la sua evoluzione, e la storia Giapponese. Il primo periodo lo 
                poniamo tra il 1200 e il 1700. Il secondo tra il 1700 e il 1877. 
                Il terzo tra il 1877 e oggi. Il primo periodo si può dividere in 
                tre fasi. La prima non comporta vicende storiche estremamente 
                cruente. Il modo d'impiego della spada non registra evoluzioni 
                particolari. 
                Nella seconda Fase, tra il 1337 e il 1602, avvengono guerre 
                continue e sanguinose su tutto il territorio. I BUSHI diventano 
                la struttura portante di eserciti sempre più numerosi, composti 
                da soldati senza tradizione schermistica ed estranei alla 
                cultura bellica, i quali dovevano essere addestrati al 
                combattimento. S'inizia quindi a sentire la necessità di scuole 
                di scherma, che diffondano i valori della cultura guerriera. 
                Nasce così la figura del "maestro" e si sviluppano così forti 
                legami di Scuola, insieme al senso del DO-JO (il luogo della 
                pratica) e alla considerazione dello ZEN (meditazione buddista). 
                Quest'ultima componente educa al distacco dalle cose tutti 
                quegli allievi che, non avendo alle spalle alcuna tradizione 
                schermistica e culturale, dovranno poi affrontare la battaglia. 
                Qualche scuola punta molto su quet'ultimo concetto, innescando 
                così l'esperienza dell'uso della spada come formazione del 
                carattere trascendente. E' l'alba del Kendo. 
                Terza fase, le guerre hanno termine nel 1603. Gli eserciti 
                scompaiono ma la classe dei samurai resta enormemente dilatata 
                nel numero, nei poteri, nel prestigio, nelle funzioni. Nei cento 
                anni che seguono, il loro codice d'onore compie una grossa 
                evoluzione qualitativa (Bushido moderno), così anche le scuole 
                di scherma. Il paese chiude le frontiere e rinasce pacificamente 
                ancora più tradizionale e raffinatamente autoctono. Il secondo 
                periodo lo consideriamo decorrente dal 1700 perchè è allora che 
                nasce il Kendo che ancora oggi si pratica, e lo chiudiamo nel 
                1877, anno della battaglia di Satsuma, nella quale s'infrange il 
                sogno di potere dei samurai. In questo periodo storico nelle 
                scuole di scherma si cominciano a fare esperimenti 
                d'addestramento inediti   | 
               
             
            
              
                
                  | 
                (KIRI GAESHI e 
                KAKARI GEIKO) e ad ideare protezioni al corpo, fino a realizzare 
                una nuova arma incruenta: lo SHINAI. Lo SHINAI è composto da 
                stecche di bambù assemblate da guaine di pelle e da una 
                cordicella. Permette un combattimento così dinamico da sembrare 
                esplosivo, non reca danni all'avversario, e consente al corpo di 
                essere protetto solo da un'armatura leggera. Quest' armatura 
                consente una gran libertà di movimenti a tutto il corpo, ed in 
                particolare alle gambe e alle braccia. Per arrivare a mettere a 
                punto il nuovo sistema di scherma ci vogliono circa cinquant'anni. 
                Centinaia di scuole furono interessate negli esperimenti, altre 
                rifiutarono la novità e continuarono ad usare la spada vera (KATANA) 
                e la spada di legno (BOKUTO ) in esercizi senza contatto fisico. 
                Verso il 1760 comunque la pratica del kendo era abbastanza 
                diffusa in tutto il Giappone; è in questo secolo che si pervenne 
                anche ad una certa omologazione di sistemi ortodossi 
                d'addestramento,con accordi selettivi tra le numerose scuole e 
                tra centinaia di modi di combattere.Il Kendo restò largo 
                appannaggio della casta dei samurai, essi poterono continuare ad 
                addestrarsi al combattimento in quel lungo periodo di pace. 
                Perciò quando la restaurazione imperiale (1868) e nuove forme di 
                governo misero fuori gioco la casta, anche le scuole di scherma 
                cessarono di essere frequentate. La crisi raggiunge il punto 
                peggiore nel 1876 a causa della legge che proibiva 
                definitivamente il porto della spada, e nel 1877 in seguito al 
                soffocamento dell'ultima rivolta dei samurai. Inizia così il 
                terzo periodo di relazione tra la spada e la storia del 
                Giappone, relazione apparentemente inesistente, dato il 
                cambiamento in atto nel paese e nel mondo. 
                Cessata dunque la ragione d'esistenza delle scuole, i samurai e 
                i maestri più appassionati escogitano diversi espedienti per 
                destare l'attenzione della gente. 
                Organizzano dimostrazioni, ma ottennero solo lo scopo di 
                sollecitare la curiosità della popolazione che potè conoscere 
                alcuni aspetti della vita della vecchia casta che prima erano 
                segreti. Purtroppo questo non basta. I samurai che non accettano 
                la nuova realtà si sentono emarginati in una società nella quale 
                non si  riconoscono, e non riescono ad inserirsi. | 
               
              
                |  Altri 
                invece cavalcando il vento del rinnovamento, si calano nella 
                nuova realtà fino a diventare protagonisti della nuova era di 
                rinnovamento, e addirittura, nell'arco di due o tre decenni, 
                riescono a coprire ruoli chiave nella polizia, nel nuovo 
                esercito, nella marina, nella scuola e sopratutto 
                nell'industria. Furono loro, i nuovi Samurai, a sostenere 
                l'attività dei  maestri più fedeli. Fino a quando, ai primi del 
                secolo, il Kendo fu proposto nelle  scuole (primarie, medie e 
                università), praticato nei distretti di polizia, nelle aziende 
                private, negli uffici pubblici e nelle forze armate. Perchè? 
                Sicuramente non certo per una questione sportiva. Allora il 
                fenomeno sportivo non esisteva in Giappone. Era la volontà di 
                coltivare i valori della tradizione e della religiosità insita 
                nella "via della spada", l'esigenza di conservare una propria 
                identità culturale a fronte di modelli economici d'importazione 
                estranei ai propri valori. La necessità di formare nei 
                Giapponesi un carattere che superasse le comuni tendenze 
                egocentriche, e si orientasse verso una coscienza collettiva, di 
                gruppo, d'insieme permeando il tutto con i fattori meditativi 
                dello ZEN. Lo scopo del Kendoka è di addestrare la propria 
                "anima" attraverso la disciplina e le regole del combattimento, 
                non di usare le regole del combattimento e il mezzo della spada 
                come strumento che sopprime l'avversario. Purtroppo questi 
                princìpi sono stati travisati durante il periodo 
                bellico-nazionalista, così come, subito dopo la guerra, si 
                preferì dare al Kendo una coloritura agonistica per ottenere il 
                consenso delle autorità di occupazione Americane. 
                Paradossalmente è stata questa nuova veste che ha determinato 
                anche l'espansione del Kendo in una ventina di nazioni al di 
                fuori del Giappone. Resta il fatto che, il Kendo Giapponese, 
                ancor oggi pesca nell'antica tradizione anche quanto si presenta 
                come disciplina sportiva.  | 
               
             
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